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Si parla di incontro di culture lunedì 11 febbraio alle 18,30 presso la sede della Comunità dei Missionari Comboniani a Cavallino con don Gianni De Robertis, direttore nazionale dell’ufficio Migrantes della Cei.

Un titolo perentorio e accattivante: “Capiamoci! Per una convivialità delle differenze”, quello dell’incontro organizzato dalla vivace Comunità missionaria dei Comboniani, che si terrà lunedì 11 febbraio presso la sede dei Comboniani, a Cavallino, via Maglie, Km 5.

Il tema trattato viene presentato quasi come un ordine ad accettare la sfida che l’immigrazione odierna pone con l’incontro tra culture, religioni, costumi diversi che al primo impatto generano diffidenza, sensazione di minaccia alla propria identità e quindi rifiuto del confronto e rischio di uno scontro.

Il titolo esorta dunque senza mezzi termini alla necessità di disporsi alla conoscenza ed alla comprensione reciproche, ad abbandonare e superare stereotipi, luoghi comuni e pre-giudizi, formulati cioè prima di fare diretta esperienza e che anzi filtrano e distorcono la conoscenza stessa, generando percezioni errate e quindi diffidenza e paura,

Interviene all’incontro don Gianni De Robertis sacerdote originario della diocesi di Bari, con una significativa esperienza di lavoro con gli immigrati ed attualmente Direttore Nazionale dell’Ufficio Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.

L’esperienza missionaria, in particolare dell’Africa, permette una testimonianza diretta di quanto la conoscenza comune sia superficiale a livello geografico, storico e culturale.

Dei paesi di origine degli immigrati la maggioranza non conosce nemmeno la collocazione sulla cartina, né ha coscienza che di gran parte delle situazioni da cui le persone fuggono sono corresponsabili storiche ingerenze politiche dell’Occidente. 

Infine i media parlano poco di cultura, sottolineando invece gli aspetti negativi, spesso presentati dalla prospettiva di precisi interessi geo politici ed economici. Invece l’Africa è anche voglia e gioia di vivere, umanità, accoglienza, religiosità, saggezza, determinazione e coraggio, tutti valori da conoscere nella convivialità ed empatia delle differenze.

Per questo uno scambio rispettoso e attento con altri popoli non può che arricchire tutti perché, come in ogni situazione, il “diverso” è per definizione ciò che è “altro” e quindi apre nuove percezioni, nuovi orizzonti e prospettive da cui cogliere il mondo.

Solo questo atteggiamento, da coltivare peraltro con tutti i nostri simili, può portare, come suggerisce la comunità comboniana, verso “un mondo più pacifico, più umano e soprattutto anche più giusto dove tutti possano godere di una vita dignitosa e serena a casa propria, ma anche con la coscienza che il pianeta Terra è la nostra 'casa comune' dove ognuno deve potersi sentire libero e a casa propria dovunque la vita lo porti a realizzare i suoi sogni!”

 

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