La comunità parrocchiale di San Francesco d'Assisi in Campi Salentina, retta dai Frati Minori Cappuccini si appresta a dare l'estremo saluto al suo indimenticabile parroco emerito, Fra Innocenzo Giuseppe Isceri da Scorrano.
Il religioso cappuccino sì è spento ieri pomeriggio nell'infermeria dei frati a Bari Santa Fara, dove era ricoverato da alcuni mesi a causa di una caduta. La salma giungerà oggi pomeriggio nel convento di Campi Salentina dove, domani mattina alle 10.30 sì celebrerà il rito esequiale.
Giuseppe Isceri, questo il nome di battesimo, nasce a Scorrano il 19 febbraio 1934, da papà Salvatore e mamma Emma Monteduro, originari di Squinzano e trasferitisi nel comune vicino a Maglie per motivi di lavoro. La vocazione di Padre Innocenzo, nasce e si orienta alla vita cappuccina grazie sia alla presenza dei frati minori cappuccini nella cittadina salentina ma soprattutto grazie alla presenza nella sua famiglia del cugino Padre Silvestro Monteduro da Scorrano. Come amava ricordare, era pronto per partire per il seminario dei salesiani di Corigliano d'Otranto ma l'invito del suo congiunto risulterà più efficace e farà sì che il piccolo Giuseppe opti per i figli di Francesco d'Assisi.
Terminato l'iter formativo di allora ed espletato l'anno di pastorale a Venezia presso il convento del Redentore alla Giudecca, ritorna in provincia dove dopo una breve esperienza come viceparroco all’Immacolata di Bari, raccoglierà di nuovo l'invito di suo cugino Padre Silvestro di aiutarlo nel seminario serafico di Francavilla Fontana come vicedirettore per un triennio. In seguito, è a Montescaglioso come guardiano e nel 1970 inizia per lui la stagione più lunga e più feconda della sua vita: il servizio nelle fraternità parrocchiali. Saranno soprattutto Brindisi Casale e Campi Salentina i luoghi dove donerà il meglio di sé, permettendo a quelle comunità di sentirsi a casa e formare una famiglia di famiglie secondo la celebre definizione del Papa San Paolo VI.
Come raccontava spesso, tornando da Venezia in provincia, il ministro provinciale del tempo gli negò il permesso di fermarsi a visitare la Santa Casa di Loreto, ingiungendogli di rientrare in convento "recto tramite". Forse sarà stato questo episodio, che presentava tra il serio e il faceto, a mettergli nel cuore il sogno di una comunità cristiana che avesse il colore e i contorni di una casa come quella di Loreto, che permettesse a tanti, adulti ma specialmente ai ragazzi di trovare la familiarità con Gesù e di sentirlo veramente come Emmanuele, Dio con noi.
Nonostante il carattere forte, era capace di commuoversi davanti alle sofferenze della gente ma soprattutto di essere vicino come padre e guida ai bambini del catechismo. Difficilmente i piccoli uscivano dal suo ufficio parrocchiale, dove lo si trovano costantemente, senza aver ricevuto una caramella, una barretta di cioccolato, un santino o qualche altro piccolo dono. E questa attenzione gli veniva ricambiata dalle famiglie che non erano meno generose con lui, tant'è che custodiva con fierezza un orologio e usava quotidianamente un calice donatogli dai bambini di prima comunione dell'Ave Maris Stella di Brindisi.
Seguiva poi alcuni ragazzi e giovani invogliandoli ad entrare nel gruppo dei ministranti e a proporre ad alcuni di essi la vita consacrata e presbiterale, comunicandone con la sua vita l'entusiasmo e la bellezza di tale scelta. E il Signore ha benedetto con larghezza il suo operato a Campi donando operai alla sua Chiesa: don Alberto Scalinci dell'abbazia benedettina di Praglia (Pd), fra Piero Errico e fra Francesco Simone tra i cappuccini della provincia di Puglia e don Emanuele Tramacere dell'arcidiocesi di Lecce.
L'ultimo tratto del servizio di parroco a Campi l'hanno visto impegnato, pur nell'inizio dei suoi problemi di artrosi e diabete, nell'impegnativa e faticosa opera di dotare la parrocchia di Campi di un nuovo salone e di aule catechistiche, che inaugurò nel 2002 alla presenza dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, allora pastore della Chiesa di Lecce, di cui serbava grata memoria unitamente a gli altri pastori con cui aveva collaborato a Brindisi: mons. Nicola Margiotta che lo nominò per la prima volta parroco e mons. Settimio Todisco. Ha trascorso gli ultimi 17 anni della sua vita nel convento di Alessano, servendo quella chiesa locale con il ministero della riconciliazione ai fedeli e puntualmente ogni sabato in due comunità delle Suore Figlie di S. Maria di Leuca e, venendo incontro, finché la salute gliel'ha permesso, alle necessità dei parroci.
Caro Padre Innocenzo, durante i ritiri dei bambini di prima comunione, condividevi con loro il ricordo della tua preparazione al primo incontro con Gesù, ricordando che le tue catechiste, le Suore Elisabettine Bigie di San Ludovico da Casoria, allora operanti a Scorrano, vi insegnavano, secondo l'usanza del tempo, a non stringere la particola consacrata con i denti, ignaro che in seguito saresti stato a lungo dispensatore di quel mistero d'amore che vuole raggiungere ogni uomo. Ora quel Gesù che per tante volte hai "visto, sentito, stretto tra le mani e donato" come scrivevi sull'immaginetta ricordo della tua prima messa, ti stringa nel suo abbraccio di misericordia senza limiti, donandoti il premio riservato ai servi fedeli.