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Le madri single che hanno scelto di tenere i loro figli avuti fuori dal matrimonio non devono essere impedite ma incoraggiate ad accedere ai Sacramenti.

 

 

 

È quanto afferma il Dicastero per la Dottrina della Fede rispondendo a un quesito di mons. Ramón Alfredo de la Cruz Baldera, vescovo di San Francisco de Macorís, nella Repubblica Dominicana.

In una Lettera a firma del cardinale prefetto Victor Manuel Fernández, approvata da Papa Francesco, si vuole rispondere alla preoccupazione del vescovo dominicano per il comportamento di alcune ragazze single che "si astengono dalla comunione per paura del rigorismo del clero e dei responsabili delle comunità". Si nota che “in alcuni Paesi sia i sacerdoti che alcuni laici impediscono, di fatto, alle madri che hanno avuto un figlio fuori dal matrimonio di accedere ai sacramenti e persino di battezzare i loro figli".

Recentemente – sottolinea la Lettera – Papa Francesco ha ricordato che “l’Eucaristia è la risposta di Dio alla fame più profonda del cuore umano, alla fame di vita vera: in essa Cristo stesso è realmente in mezzo a noi per nutrirci, consolarci e sostenerci nel cammino”. Per questo, “le donne che in tale situazione hanno scelto per la vita e conducono un’esistenza molto complessa a causa di tale scelta, dovrebbero essere incoraggiate ad accedere alla forza salvifica e consolatrice dei sacramenti".

Il caso concreto delle ragazze madri e delle difficoltà che esse o i loro figli incontrano nell'accedere ai sacramenti - nota il testo - era già stato denunciato dal Santo Padre quando era cardinale di Buenos Aires: "ci sono sacerdoti che non battezzano i figli delle ragazze single perché non sono stati concepiti nella santità del matrimonio. Questi sono gli ipocriti di oggi. Quelli che hanno clericalizzato la Chiesa. Quelli che allontanano il popolo di Dio dalla salvezza. E quella povera ragazza, che avrebbe potuto rimandare al mittente il suo bambino, ma ha avuto il coraggio di metterlo al mondo, va peregrinando di parrocchia in parrocchia per farlo battezzare” (Omelia del settembre 2012).

In questo senso – continua la Lettera a firma del cardinale Fernández – “si deve lavorare pastoralmente nella Chiesa locale per far capire che il fatto di essere una ragazza madre non impedisce l’accesso all’Eucaristia. Come tutti gli altri cristiani, la confessione sacramentale dei peccati commessi permette loro di accostarsi alla comunione. La comunità ecclesiale deve anche apprezzare il fatto che sono donne che hanno accolto e difeso il dono della vita che portavano in grembo e che lottano, ogni giorno, per crescere i loro figli".

Certamente - si osserva - ci sono situazioni difficili “che è necessario discernere ed accompagnare pastoralmente. Può accadere che alcune di queste madri, data la fragilità della loro situazione, ricorrano talvolta alla vendita del proprio corpo per sostenere la famiglia. La comunità cristiana è chiamata a fare tutto il possibile per aiutarle a evitare questo gravissimo rischio, piuttosto che giudicarle duramente". 

Per questo - afferma la Lettera - “i Pastori che propongono ai fedeli l’ideale pieno del Vangelo e la dottrina della Chiesa devono aiutarli anche ad assumere la logica della compassione verso le persone fragili e ad evitare persecuzioni o giudizi troppo duri e impazienti” (Amoris laetitia, 308).

 

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