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“Autentici per vocazione” non è solo lo slogan ma il mandato che il Papa affida ai media della Conferenza episcopale italiana, Tv2000 e Radio inBlu, ai quali indica precise coordinate per la missione che testate cattoliche (non è un "limite" ma "libertà”, dice) devono compiere.

 

 

Quindi andare “controcorrente” rispetto a un mondo, come quello della comunicazione, che “rischia di appiattirsi su alcune logiche dominanti, di piegarsi al potere o addirittura di costruire fake news”; non dimenticare quanti sono ai margini - persone e storie - avere “coraggio” senza mai scadere in polemiche o aggressività; essere “messaggeri che informano con rispetto, con competenza, contrastando divisioni e discordie”. Francesco riceve dipendenti e dirigenti in Aula Paolo VI, in occasione del 25.mo anniversario della nascita del circuito inBlu2000 e di TV2000, l’ex Sat2000 punto di riferimento di informazione e intrattenimento diversificati per migliaia di italiani. Testate che hanno saputo rinnovarsi nel tempo, in un processo di “ripensamento e riorganizzazione” del lavoro, di trasformazione di produzione e fruizione dei contenuti e rilancio anche di prodotti nuovi. L’ultimo è l’App Play2000 che il Pontefice ricorda nel suo discorso augurandosi che possa contribuire a “comunicare con prossimità, cuore e responsabilità”.

Prossimità, cuore e responsabilità sono infatti le direttrici indicate dal Papa per far fronte anche, come media, a un’epoca in cui “l’intelligenza artificiale sta modificando in modo radicale anche l’informazione e la comunicazione e, attraverso di esse, alcune basi della convivenza civile”. Un “vortice”, secondo Francesco, che “pare trascinare non solo gli operatori del settore ma un po’ tutti noi”. Tuttavia, dice, ci sono alcuni principi “fissi” a cui guardare.

“Ciò riguarda in modo particolare voi, che, insieme al quotidiano Avvenire e all’Agenzia Sir, avete un’appartenenza ben precisa: la Conferenza episcopale italiana. Questo non è un limite, anzi è espressione di una grande libertà, perché ricorda che la comunicazione e l’informazione hanno sempre le radici nell’umano”.

Significa che bisogna “incarnare la fede nella cultura”, in particolare attraverso la testimonianza, “narrando storie in cui il buio che è intorno a noi non spenga il lume della speranza”.  In questo senso va intesa la prossimità: “Ogni giorno - tramite la televisione o la radio - vi fate vicini a tante persone, che trovano in voi degli amici da cui ricevere informazioni, con cui trascorrere piacevolmente del tempo, o andare alla scoperta di realtà, esperienze e luoghi nuovi”, dice il Papa. “E questa prossimità si estende anche ai territori e alle periferie dove la gente abita”. “A me piace pensare che la prossimità è una delle qualità di Dio che si è fatto prossimo a noi. Sono tre le cose che fanno vedere Dio: la prossimità, al prossimo; la tenerezza - Dio è tenero - e la compassione. Sempre perdona. Non dimenticatevi questo: la prossimità, compassione e tenerezza”.

L’incoraggiamento è dunque a “creare reti”, “tessere legami”, “raccontare il bello e il buono delle nostre comunità”, non dimenticando chi sta ai margini e rendendo “protagonisti quanti solitamente finiscono a fare le comparse o non vengono nemmeno presi in considerazione”. Le minacce di fake news e appiattimento su potere e logiche dominanti sono dietro l’angolo. “Non cadete nella tentazione di allinearvi, andate controcorrente, sempre consumando le suole delle scarpe e incontrando la gente”.

La seconda parola del Papa è perciò “cuore”, quasi un paradosso in un mondo tutto tecnologico come la comunicazione. “Invece tutto nasce da lì”, assicura Francesco: “Non si può osservare un fatto, non si può intervistare qualcuno, non si può raccontare qualcosa se non a partire dal cuore”. Infatti, comunicare non si risolve nella “trasmissione di una teoria o nell’esecuzione di una tecnica”, ma nel “fare spazio all’altro, restringendo un po’ quello dell’io”, liberandosi dalle “catene dei pregiudizi”, dicendo “la verità senza separarla dalla carità”.

“Mai separare i fatti dal cuore! E poi, avere coraggio. Non è un caso che “coraggio” derivi da cor - coraggio. Chi ha cuore ha anche il coraggio di essere alternativo, senza però diventare polemico o aggressivo; di essere credibile, senza avere la pretesa di imporre il proprio punto di vista; di essere costruttore di ponti”. “Questo è molto importante”, evidenzia Papa Francesco a braccio, “un comunicatore - possiamo pensarlo come un ponte, perché il comunicatore necessariamente è un costruttore di ponti”. 

 

 

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