Il viaggiatore che decide di inoltrarsi nel profondo del nostro Sud continentale percorrendo le strade di Puglia rimane ammirato e stupito in particolare dalla mutevole evoluzione dei colori.
Avviandosi verso Lecce ha lasciato monumenti antichi e bellissimi che non possono non avere profondamente inciso nel suo ricordo: la grigia severità dei possenti castelli di Federico II ed il luminoso biancore delle cattedrali romaniche, eleganti nelle loro sagome contro il blu profondo del cielo che a volte si stempera nelle tonalità analoghe del mare meridionale.
Il magico momento che caratterizza il primo sguardo lasciato sulla barocca Piazza del Duomo sarà accarezzato dal giallo, colore mutevole e caldo tipico della pietra leccese, qui straordinariamente lavorata attraverso i ghirigori dell’arte barocca.
Ritornerà allora in mente il tedesco Ferdinand Gregorovius, il viaggiatore per eccellenza, quando scriveva: “Lecce può dirsi la Firenze dell’epoca del barocco”.
Ma il ricordo delle piazze tipiche della Firenze rinascimentale assume qui a Lecce una dimensione scenografica che la fa diventare simile ad un vero e proprio proscenio.
Lecce diviene teatro del barocco gentile e prezioso nel quale i suoi cittadini si propongono come protagonisti, attori ricchi di interessi culturali, caratterizzati da un’innata gentilezza che è espressione di una profonda sensibilità civile.
Così l’immagine dei colori pugliesi, ora confusa nel calore del giallo leccese, si accompagna al ricordo di un’atmosfera resa straordinaria da donne bellissime e da uomini di elegante cultura, impegnati ad esaltarla per offrirla come dono prezioso al viaggiatore che perciò nell’incontro con questa città rimane ammaliato e per sempre affascinato.