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Non si può pensare di visitare una città tanto bella quanto antica, ed intrisa di tradizioni, come Lecce, senza cercarne le varie porte di accesso.

 

 

Ognuna di esse, con la sua storia ed i suoi simboli, proteggevano l’antica Lupiae lungo il muro di cinta voluto dall’imperatore Carlo V come sistema di difesa dagli attacchi nemici.

Ebbene sì, seppur tutti pensino che le porte d’ingresso alla città siano tre, in passato ve ne era una quarta, ossia la Porta di San Martino, andata distrutta nell’800 e della quale non vi sono più tracce.

La porta sopracitata, di cui esiste solo qualche vetusta riproduzione, si trovava all’incrocio delle odierne vie XXV Luglio e Matteotti ed era dedicata al vescovo del IV secolo Martino di Tours.

Le porte, ad oggi, sono dunque tre ed è molto interessante scoprirle ed ammirarle prima di intraprendere un suggestivo tour all’interno del centro storico della città barocca.

Porta Rudiae, che dava inizio alla strada che conduceva alla città di Rudiae e patria del poeta romano Quinto Ennio.

Quella che conosciamo oggi è la versione del 1703 sorta sulle rovine di una porta più datata e crollata verso la fine del XVII secolo.

Sulla porta, oltre all’epigrafe del nobile leccese Prospero Lubelli, che volle il rifacimento della porta e che ne sostenne le spese, campeggia una statua di Sant’Oronzo benedicente, affiancata da una statua di Sant’Irene e da una di San Domenico.

Altra chicca che si può ammirare sulla porta è la presenza di un’epigrafe che narra la leggenda della nascita della città: sono qui rappresentati i fondatori, Euippa, moglie di Idomeneo e sorella di Dauno, Malennio, re dei salentini, il figlio Dauno e Idomeneo, che diede il nome alla città.

Sotto il regno del re cretese la città crebbe di importanza, sicché gli antichi considerarono questo re come il secondo fondatore di Lecce dopo Malennio.

Porta Napoli, costruita nel 1548 in onore di Carlo V, sorge nel sito dell’antica Porta San Giusto.

Fu voluta dai cittadini e da Ferrante Loffredo, preside della provincia di Terra d’Otranto, per celebrare il potere e l’impero del sovrano d’Asburgo.

L’area attigua alla Porta è stata interessata da scavi archeologici, che hanno messo in luce sepolture ricche di corredo funebre di età messapica.

Porta San Biagio, definita anche come l’Arco di trionfo di Lecce, fu ricostruita nel 1774 per volere di Tommaso Ruffo governatore di Terra d’Otranto.

Si tratta di una porta dedicata a San Biagio, vescovo di Sebaste, costruita al posto di una porta già esistente che, però, non soddisfaceva per la sua bellezza.

 

 

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