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Si rinnova anche quest’anno nella chiesa rettoriale di Sant’Antonio di Padova in Lecce, nei pressi di Piazza Sant’Oronzo, l’antichissima tradizione legata alla festa allo Sposalizio di Maria Santissima e San Giuseppe.

 

 

 

Questa sera, al termine della messa vespertina delle 18, presieduta dal padre spirituale della confraternita di San Giuseppe che ha sede a Sant’Antonio “alla chiazza”, indicata così per distinguerla dall’altra chiesetta del centro storico dedicata al santo patavino (denominata Sant’Antonio “de intru”), il canonico mons. Oronzo De Simone, assistito dal novello diacono don Antonio De Nanni, deporrà il bambinello dall’altare e distribuirà ai fedeli presenti piccole confezioni in tulle di confetti bianchi, come avviene ogni 23 di gennaio in quella chiesa ormai da secoli. Un modo simbolico per promuovere il matrimonio cristiano e la famiglia attraverso un segno simbolico che richiama la bomboniera che gli sposi donano agli invitati al termine della festa di nozze.

Solitamente viene invitato a celebrare l’eucarestia, l’ultimo sacerdote ordinato. Quest’anno sarebbe toccato a don Alessio Seconi, ordinato presbitero dall’arcivescovo Seccia, lo scorso 5 gennaio. Non sarà possibile in quanto don Seconi è rientrato per qualche giorno a Teramo, sua diocesi originaria, per celebrare per la prima volta la santa messa con le comunità che lo hanno visto maturare nella sua scelta vocazionale.

Sembra che le origini liturgiche di questa festa siano riferibili agli inizi del ‘400. Nel secolo successivo fu accolta tra le celebrazioni di diversi Ordini religiosi, quali i Francescani, i Servi di Maria e i Domenicani. Promossa anche da diversi Pontefici, ebbe in San Gaspare Bertoni (1777-1853) fondatore della Congregazione degli “Stimmatini” un fervido e convinto apostolo.

La Congregazione dei Riti, nel 1961, ponendola tra le feste di “devozione”, ne permetteva la sussistenza - per motivi “veramente speciali” o in riferimento a luoghi determinati - nei calendari particolari. Il Vaticano II l’ha poi adombrata quasi completamente.

Restano perenni per la memoria e per la storia le espressioni artistiche che hanno immortalato la scena per sempre: primi fra tutti i capolavori di Raffaello e del Perugino.

 

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