Altri tempi. Sono passati più di 40 anni da quando Lino Toffolo cantava le vicende di Johnny Bassotto, “il poliziotto più in gamba che ci sia”, capace di frequentare i sogni dei bambini e di smascherare le loro bugie.
Oggi non è più tempo di bugie. Se potessimo disporre di un balcone da cui affacciarci, diremmo, trionfalisticamente, abbiamo sconfitto le bugie. E nessuno se la prenda a male: siamo nella stagione propizia. Ci hanno appena detto, affacciati dal balcone di palazzo Chigi, di aver abolito la povertà… Che cos’altro si vuole?
Il fatto è che con tutti i telegiornali che giungono nelle nostre case, con i dibattiti di martedì, mercoledì e giorni a seguire, con i whatsapp che inondano il telefonino ed ogni altra tecnologica mercanzia, oggi nessuno può dire di non sapere. Non è più possibile difendersi dicendo: non ne so nulla; quel giorno non c’ero; non ho visto, nessuno mi ha detto nulla.
Anche se, in verità, una vocina impicciosa non si stanca di interrogarci. Ehi, tu, dico a te: Che cosa fai se uno muore senza giusto motivo? Che cosa dici se cento persone, donne e bambini compresi, si imbarcano su un gommone frettolosamente riparato con un po’ di nastro adesivo e finiscono in pasto ai pesci, nelle stesse acque da dove giungono le sardine che ci servono a tavola? Che cosa dici tu se nessuno si muove; che cosa fai perché questo scempio si fermi.
Non basterà dire che non spetta a me decidere. Né basterà dire che stiamo discutendo sulle possibili opzioni. Come? Le possibili… opzioni? E la gente muore? Siamo davvero convinti che abbia senso discutere se sia preferibile chiudere i porti in Italia o chiudere centinaia di disgraziati dietro le sbarre di un puzzolente caseggiato sulle sponde libiche?
È davvero pensabile che discutere di questo ci possa liberare dalla responsabilità dell’accaduto? Chi glielo va a dire, nel profondo del Mediterraneo, che sono morti perché noi dobbiamo ancora discutere e decidere?
Purtroppo anche Johnny Bassotto s’è perduto e s’è portato via persino la nostra coscienza.