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L’incontro di mons. Michele Seccia con i giornalisti leccesi, in occasione dell’annuale ricorrenza del patrono degli operatori della comunicazione sociale S. Francesco di Sales, si è rivelato un cordiale e applaudito appuntamento e nello stesso tempo un’interessante riflessione sul ruolo dei comunicatori massmediali e sul loro rapporto con la comunità.

Le considerazioni del presule, pur lontane da uno stile improntato a un’accademica dissertazione, possono essere considerate un interessante approfondimento della testimonianza personale e delle idonee relazioni del giornalista.

Ed è particolarmente significativo che riflessioni, valutazioni e proposte siano state elaborate dal primo responsabile della Chiesa locale, impegnata a essere, a livello culturale, sociale e formativo, proficuo laboratorio di comunicazione che riesce a dialogare efficacemente nei nuovi contesti culturali e che, comunque, tramite i nuovi strumenti, raggiunge utenti numerosi e molto diversi.

L’arcivescovo sostiene che, come cristiani e operatori dei media, è importante maturare sempre più la consapevolezza di essere chiamati a un impegno personale, significativo e fondato sul messaggio evangelico presentato efficacemente con l’obiettivo di offrire un apporto alla crescita della persona.

“Beato il giornalista che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo…”: l’arcivescovo ha suscitato vivo interesse rileggendo le Beatitudini cristiane, applicando ciascuna di esse ai giornalisti e marcando alcune precisazioni su alcune scelte prioritarie.

“Beato il giornalista che resta fedelmente coerente…” e non scende a compromessi nella “sua visione etica, per essere in linea con il proprio giornale e ottenere qualche eventuale promozione…”: ha sottolineato, ponendo particolarmente l’accento sul valore del servizio onesto verso lettori e utenti.

E sulla scelta di impegnare lettori e i vari utenti massmediali in percorsi utili ad analizzare i contenuti e il loro valore, perché non ci si può accontentare di condensare semplicisticamente un pensiero o una valutazione solo nelle serie di “like” mediante un emotivo “mi piace” o “non mi piace”: occorre proprio contribuire a formare capacità critiche di valutazione.

Come sostiene Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni, è indispensabile attivarsi per una comunicazione che formi la persona e la comunità: nell’attività giornalistica, sostiene a tal proposito mons. Seccia, è necessario “tendere al bene e al bene comune, pur, a volte, con la responsabilità di denunciare ciò che non è positivo, come ad esempio nel dovere di prendere posizione riguardo ai migranti, senza trascurare il richiamo all’Europa che non può delegare solo all’Italia tale compito”.

Chiaro, pertanto, per mons. Seccia l’impegno di ogni giornalista che s’ispira al Vangelo: formare comunità, riscoprendone il senso e il valore e realizzando così la “Chiesa in uscita”.

 

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