Non c’è pace senza sviluppo, anzi, “lo sviluppo è il nome nuovo della pace, diceva il Santo Papa Paolo VI, e intendeva riferirsi allo sviluppo e alla emancipazione di tutti e di ciascuno.
Se i cristiani sono operatori di pace, non possono sottrarsi alle responsabilità che scaturiscono da un mondo lacerato dalle diseguaglianze ed esposto ad ogni sorta di ingiustizia.
Lavorare perché ciascuno possa salvaguardare la propria identità e possa così esprimere il suo diritto di cittadinanza, è precisa responsabilità del cristiano. Proprio per questo non può rimanere inattivo e silenzioso. Non può limitarsi a mugugnare e a protestare, e nemmeno può decidere di allontanarsi dalla mischia e di mettersi in disparte. Il disimpegno non è consentito. La fuga dalle responsabilità non è una opzione possibile. Con umiltà e con coraggio il cristiano accetta la sfida del suo tempo. L’isolamento e il silenzio sarebbero delle colpe.
L’azione politica è un dovere ineludibile, anzi, un compito permanente e generalizzato; non riservato a pochi, ma aperto a tutti. Tutti nessuno escluso.
Certamente è anche un compito difficile. Proprio in questi giorni, vediamo tutti come sia facile sbagliarsi, contraddirsi, perdere la bussola, smarrirsi. Ma insieme possiamo farcela.
I cristiani possono contare su alcune risorse che dovremmo imparare ad usare. Due, in particolare.
La prima è la dottrina sociale della Chiesa che, dopo le grandi encicliche di Leone xiii, si è arricchita di continui e precisi richiami dei Pontefici, da cui si ricavano aiuti preziosi per capire il senso da dare alla partecipazione politica.
La seconda risorsa è data dal continuo richiamo alla comunità. La responsabilità della scelta è sempre personale, ma il discernimento trova supporto nella condivisione e nella preghiera comune. Questo spesso lo dimentichiamo.
Con questi aiuti i cristiani si impegnano in politica. Non restano mai neutrali. Sono sempre partecipi e gioiosamente testimoni della verità. Non si mescolano nelle polemiche; e nell’esame delle situazioni scommettono a favore dei più deboli, puntando ad emanciparli e a rendere tutti autonomi e responsabili, e quindi liberi.
I cistiani intervengono per liberare la persona. Liberarla dalla indigenza e dalla ignoranza, dalla miseria e dalla malattia, dalla emarginazione e dalla solitudine, per costruire un po’ alla volta, un mondo più giusto, più dignitoso, più umano, più libero.
Ecco, per tutto questo, i cristiani fanno politica e non possono astenersi dall’impegnarsi in politica.
Insieme, perché il mondo possa diventare più giusto.