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La comunità cristiana ha la consapevolezza di aver ricevuto da Gesù, “il perfetto comunicatore”, un messaggio vitale e valido per ogni uomo, con l’esplicito mandato di comunicarlo a ogni generazione.

E, pertanto, accoglie, medita, contempla “La bellezza di una parola che continua a risuonare”, sintetizza mons. Seccia presentando al clero la sua Lettera pastorale.

È facile, però, costatare che ascoltare, atto fondamentale e molto fruttuoso per realizzare profonde relazioni interpersonali, si rivela un impegno esigente, poiché è faticoso destinare al prossimo tempo, elevato interesse, un po’ della propria vita. Anzi, l’egoismo e l’individualismo inducono piuttosto a sviluppare una certa sordità nell’accogliere la comunicazione degli altri.

Nell’attuale situazione culturale e nel moderno contesto multimediale, l’ascolto, infatti, è per certi aspetti facilitato e per altri ostacolato. Si tratta di cercare, innanzitutto, un dialogo fecondo con tutti, abbattendo preconcetti e contrasti nel nome dei valori umani e civili e della comunitaria ricerca del bene e quindi dell’autentica felicità.

E di desiderare davvero l’incontro con tutti, proponendo i riferimenti validi per ogni persona sulla base della propria disponibilità, dell’apertura verso gli altri, della ricerca del bene comune. Per un rilancio d’ideali e d’impegno morale, tanto oggi necessari.

Proprio mentre si costata sempre più che nella sfera digitale, caratterizzata da molta autoreferenzialità, ci avviluppiamo addirittura nella solitudine, pur vivendo nella massa... “Il dialogo è veramente l’esperienza più alta che possiamo realizzare”, ha ancora sostenuto parlando ai presbiteri il presule leccese, a sostegno della sua riflessione incentrata sulla volontà di rivolgere il proprio cuore e la propria attenzione agli altri: “La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri”, rileva poi nel capitolo secondo del suo testo magisteriale incentrato su “La Parola da ascoltare”, “La Chiesa che si ascolta” e “Una terra da ascoltare”, tre temi che saranno trattati nell’assemblea diocesana del prossimo 26 febbraio.

In questo contesto, la Lettera pastorale costituisce per la Chiesa di Lecce la scelta, autorevole e fondamentale, e l’invito, apprezzabile e pressante, a riscoprire un rinnovato impegno educativo.

 

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