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Non parleremo della Tav: è una questione complessa da maneggiare con cura, perché non accada che le cause vengano confuse con gli effetti, i bisogni con i desideri, le spese con i profitti, gli interessi con i servizi e via dicendo. No.

Non parleremo della Tav, ma due parole sulla cosiddetta analisi costi benefici, ci siano consentite.

Forse qualcuno non sa che cosa sono le accise, una parola che torna spesso nel documento ufficiale che gli esperti hanno consegnato al ministro Danilo Toninelli.

Al paragrafo 11.20, fra analisi, tabelle e grafici, si dice che, ahimè, le accise, ossia le imposte che lo Stato preleva dal costo dei carburanti, …si ridurranno.

E sì, cari miei, se le merci viaggeranno in treno e non sui camion, se le persone useranno meno le automobili, allora si venderà meno carburante.

Che bello! Verrebbe da dire. E, no. Se si vende meno carburante, saranno minori le accise e quindi le entrate tributarie dello Stato. E i tecnici si son messi a studiare ed hanno quantificato quanto lo Stato ci potrebbe rimettere. E anche questo va aggiunto al capitolo dei costi. Sì, dei costi.

E quindi attenzione: ecologisti dei tempi moderni. Se fate consumare meno carburanti, fate un danno allo Stato. Sappiatelo.

Incredibile.

L’analisi costi benefici è una metodologia da maneggiare con cura. Ai tecnici lasciamo fare le misure (anzi, più esattamente, le stime), ma i politici non rinuncino al compito e alle responsabilità di loro esclusiva competenza: stabilire su quali indicatori orientare l’analisi, perché altrimenti, al danno si aggiungerebbe la beffa. 

Altro che trasparenza. Altro che democrazia.

 

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