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Riceviamo e pubblichiamo volentieri una nota di Alfredo Mantovano, magistrato della Corte di Cassazione, presidente della sezione italiana della Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre” e vicepresidente del Centro studi “Rosario Livatino”.

“A dieci mesi di distanza dalla ordinanza 207, la decisione della Corte costituzionale non dichiara illegittimo l’art. 580 del codice penale ma:

  1. demanda al giudice del singolo caso stabilire se sussistono le condizioni per la non punibilità, cioè investe il giudice del potere di stabilire in concreto quando togliere la vita a una persona sia sanzionato, oppure no;
  2. fa crescere confusione e arbitrio, ricordando che deve essere rispettata la normativa su consenso informato e cure palliative: ma come, se la legge sulle cure palliative non è mai stata finanziata e non esistono reparti a ciò attrezzati?
  3. medicalizza il suicidio assistito, scaricando una decisione così impegnativa sul Servizio sanitario nazionale, senza menzionare l’obiezione di coscienza, di cui pure aveva parlato nell’ordinanza 207
  4. ritiene l’intervento del legislatore “indispensabile”: e allora perché lo ha anticipato come Consulta?

Quel che si ricava dalla nota è confusione, incoerenza e arbitrio. Saranno sufficienti a svegliare un Parlamento colpevole di aver fatto trascorrere il tempo su un tema così cruciale?”.

 

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