Ripartenza con il botto, quella di mercoledì scorso per la rubrica di Radio Portalecce “Servi inutili... ma a tempo pieno”, condotta in studio da Antonio Soleti.
Ospite d'eccezione, per la prima del nuovo anno, l'arcivescovo coadiutore di Lecce mons. Angelo Raffaele Panzetta. Una chiacchierata semplice e amichevole, ricca di spunti di riflessione e di risposte date, quella tra il presule e il giornalista. Un modo semplice di farsi conoscere dai tanti ascoltatori che, appassionati, seguono l’ormai consueta rubrica (GUARDA E ASCOLTA).
Diversi i chiarimenti forniti da mons. Panzetta: il presule, infatti, ha voluto spiegare chiaramente la qualifica del suo ministero. Coadiutore, infatti, “è differente da ausiliare - ha asserito Panzetta - perché pur essendo un vescovo che collabora nel governo della diocesi con il vescovo titolare che è don Michele (Seccia, ndr), il coadiutore ha diritto di successione al compimento dei settantacinque anni del vescovo in carica".
Da qui una carezza alla Chiesa che lo ha accolto, una Chiesa "bella e gloriosa che ha un vissuto storico, fatto di preti e laici di grande qualità, per cui sono molto grato al Signore di questo dono elargito alla mia persona oggi come vescovo coadiutore e, quando e se lui vorrà, come arcivescovo metropolita".
Tema delicato è stato, poi, quello del ministero del presbitero un dono "grande ma che spesso ci vede mettere il Mistero da vivere, da annunciare, da proclamare, in un secondo piano per il semplice fatto che, come presbiteri, siamo oberati da tante incombenze che rischiano di snaturarci".
Da qui, allora, una ricetta semplice ma non scontata: "dobbiamo rimettere al centro Cristo; siamo preti che hanno risposto ad una chiamata, siamo sacerdoti perché dediti ad una causa nobile, quella del Regno ed è, appunto, questo Regno che siamo chiamati a vivere, a testimoniare, a far amare".
Un passaggio significativa, mons. Panzetta ha voluto concedersela sulla sinodalità come via per vincere una laicizzazione imperante dei presbiteri e una eccessiva clericalizzazione del laicato. Per il presule esiste un sogno che "è quello che il Concilio Vaticano II ci ha dato e cioè una Chiesa in cui preti, laici, famiglie, giovani sono tutti impegnati nell'annuncio del Vangelo della Gioia perché sentono forte la corresponsabilità".
Ultimo accenno, l'arcivescovo coadiutore di Lecce, ha voluto farlo per il Sinodo che vive ormai le sue battute finali prima del compimento, un Sinodo che "non deve inventare nulla, ma semplicemente restituire alla Chiesa tutta la sua capacità di essere voce profetica, in grado di svelare Cristo".
Dunque, quella di Panzetta, è stata una ulteriore occasione per ringraziare la Chiesa del dono fatto all'arcivescovo Michele Seccia di avere accanto a lui un pastore zelante e premuroso in grado di condividerne la passione per la comunità ecclesiale e per la testimonianza del Vangelo.