Ultimo giorno della novena di Natale… Ma abbiamo già parlato di Maria, di Giuseppe… Forse oggi toccherà a Gesù e spariamo i fuochi d’artificio!?No… L’ultimo giorno appartiene alla mangiatoia, all’unica culla che l’uomo ha riservato al Dio Bambino… forse l’unico luogo vero, onesto che l’uomo poteva presentare in cui l’Onnipotente fatto vagito e tenerezza trovasse accoglienza… Perché in questo tempo che stiamo vivendo, in questo Natale 2020 che sta arrivando, carico di attesa per qualcuno, forse… Ma per tanti altri dipinto di delusione, rabbia…per molti, piccoli e grandi, disperazione o peggio solitudine… Non abbiamo avuto né il tempo né la testa per organizzare il comitato di benvenuto… Toppo impegnati a fare i conti con la precarietà del momento, concentrati su quello che si può e non si può fare, dispiaciuti per l’esiguo numero degli invitati e gli orari che non saranno quelli di sempre, addolorati perché non tutti quelli che amiamo saranno con noi, a Natale… E chi ha avuto il tempo di pensare all’anima?... Chi ha preparato il presepe interiore? E chi si è confessato, almeno a Natale? Quale cuore presenteremo a Dio che viene per noi? E mentre si delinea in noi una risposta onesta e che sa di fallimento e di occhi bassi, ecco che viene in nostro aiuto la mangiatoia… Luogo umile, non curato, colmo solo di fieno e di paglia secca, inumiditi dalla saliva di animali; luogo di povertà, odorante di sterco e piscio…luogo indegno per una creatura che nasce, sacrilegio per un Dio che viene…Eppure Dio sceglie questa mangiatoia, come sceglie il tuo, il mio cuore indegno, per adagiarvi dentro il suo amore che purifica, che santifica, perché perdona…Insomma… Non aver paura se non ti senti degno di Dio, se il tuo cuore è ridotto come o peggio una mangiatoia: è lì che Dio vuole nascere, se sei disposto ad accoglierlo! Digli di sì, alza lo sguardo, la tua salvezza è vicina! Santo Natale!
Una ragazzina qualunque, in un paese sperduto, invisibile agli occhi del mondo, con una vita normale quasi mediocre che l’attende… Ma Dio deve nascere, che è il modo più semplice per incontrare il mondo. Pertanto ha bisogno di qualcuno che l’accolga, nella semplicità. Dio non ha bisogno dell’efficienza dei “professionisti del sacro” di allora ma di un “cuore plastico” e di una fede “adolescente”, come quelli di Maria per farsi posto nella storia di ogni uomo. Maria, innocente e incosciente, non capisce tutto ciò che Dio le chiede, ma si fida e gli permette di entrare in scena da uomo… Questa avventura si ripete nella vita di ciascuno di noi, non senza sacrifici e scelte difficili come quelle della piccola Maria… Anche se non comprendi il suo disegno sempre più grande dei tuoi calcoli, fidati e fallo entrare nella tua quotidianità, diventando una piccola porta per il paradiso in terra.
Chi è Giuseppe? Un baldo giovanotto sui 20 anni e non il vecchietto che ci siamo abituati a vedere nell’arte sacra… Un buon partito, con una modesta ma proficua attività di artigiano. Un giovane fidanzato, che pensa ad un futuro insieme con la sua piccola Maria…Un uomo distrutto, perché la futura sposa, donna che egli ama, si ritrova misteriosamente in cinta. Nonostante il dolore Giuseppe continua ad amare e, uomo giusto qual è, è disposto a mentire pur di salvare la vita alla sua Maria… Ma Dio si serve di tutto per compiere il progetto di salvezza, anche dei Sogni! Così Giuseppe, il sognatore di angeli, rinuncia ai suoi sogni per aprire gli occhi sul sogno di Dio che diventa realtà! Giuseppe diviene il custode di Dio in terra, il maestro di vita del Dio bambino, colui che insegnerà a Dio come si è “uomini giusti”, cioè abbandonati fiduciosamente alla volontà del Padre, perché credere non è sempre capire ma sicuramente è fidarsi, accogliere! Il nome Giuseppe, in aramaico, significa "Possa Dio aggiungere…". Allora abbi il coraggio di rischiare, esci dal seminato sicuro di ciò che vuoi tu, scommetti sul sogno di Dio, anche se non riesci a comprenderlo ed Egli aggiungerà ciò che manca al tuo cuore perché la tua vita possa diventare un Natale permanente.
In Lc 2,12 si legge che il Bambino Gesù venne deposto in una mangiatoia, ma non si fa accenno alcuno agli animali. A identificarli nel bue e nell’asinello ci penserà la tradizione apocrifa successiva. Ad essi fanno riferimento libri illustri dell’Antico testamento, come Levitico, Isaia, Zaccaria…Comunque senza indugiare in ricerche storico - letterarie che non ci competono, questi due animali sono considerati gli animali della quotidianità, tipica del tempo di Gesù. Il bue, animale mondo, sacrificio prezioso da donare al tempio, animale capace di sostenere il giogo fastidioso e pesante dell’aratro… L’asino, animale pacifico, contrapposto al cavallo impiegato nella guerra, rappresenta spesso nei quadri biblici la cavalcatura regale, (vedi l’ingresso di Gesù a Gerusalemme), abbastanza testardo e altrettanto capace di trasportare carichi pesanti. E a noi, cosa dicono? Che possiamo avere Dio a un palmo del nostro naso, che siamo in grado di riscaldare il cuore di Dio in persona se ogni giorno siamo disposti, con la testa bassa dell’umiltà, a portare il peso di una vita vissuta con coerenza, a caricarci sulle spalle il peso di questa Chiesa, a volte, un po’ vacillante e appesantita da errori, scandali e povertà, a continuare a puntare i piedi della fede, come gli asini, anche sotto le bastonate di chi mette in discussione tutto ciò in cui crediamo. Ecco il Bue e l’asinello, maestri d’eccezione per la nostra fede natalizia!
Siamo abituati a vederli spuntare non prima della solennità dell’Epifania, tuttavia sono in cammino già da un bel po’, e se sono “figli dell’Oriente”, secondo il linguaggio biblico, minimo son partiti dall’Arabia… Chi siano di preciso, tante sono le ipotesi… Stando al vangelo di Matteo, il termine greco MAGOI indica un ampio spettro di categorie: maghi, astronomi, incantatori, insomma uomini di scienza, più o meno certa… Quello che conta è che hanno visto una stella più luminosa del solito e, invece di fermarsi a consultare carte e pergamene, per giunta stilate da altri, scommettono e partono! Saranno stati certamente uomini facoltosi, per affrontare un viaggio così lungo e dispendioso ma la stella luccica troppo su di loro… ma soprattutto dentro di loro! La stella si ferma… Una stalla… Un bambino in fasce… Ora tocca fare il salto! Ora è urgente scommettere! La stella è un segno che indica la grandezza di questo Bambino! È Dio? Boh?!… Anche tu che ascolti hai cominciato un percorso di ricerca nella fede, spinto dalla curiosità, oppure da un bisogno di rassicuranti verità… Qualche stella ti ha guidato: un amico credente, il prete di turno, un evento che non può essere solo fortuito ma che ha tutti i connotati del miracolo… Comunque ti sei messo in cammino e, inaspettatamente, ti sei trovato davanti a Dio in persona, forse diverso da come te l’aspettavi ma altrettanto reale. Ora tocca a te, inginocchiarti nell’umiltà, adorare nello stupore, e consegnarGLI nella fiducia il tuo oro, il tuo incenso, la tua mirra: cioè il meglio di te, la tua preghiera e i tuoi desideri… anche il peggio di te, tutto ciò che in te sa di morte! Perché l’Amore vero, quello di Dio, ama e prende sempre tutto il pacchetto!
Parliamo dei preti dell’antico Israele, di gente che nasceva già sacerdote in virtù dell’appartenenza all’antica tribù di Levi, da Dio “messa da parte” per le sue cose! Persone impastate di Sacra Scrittura, di leggi e norme liturgiche, gente dalle mani sempre a mollo nelle abluzioni, per poter maneggiare le cose sacre. Gente talmente esperta di Dio, talmente appagata dal proprio ruolo sacro da non aver bisogno di uscire fuori dal tempio, nemmeno se vengono angeli ad annunciare che Dio li aspetta in una stalla… Gente che ha fatto residenza o in parrocchia, soprattutto nelle sacrestie, o nel “privé spirituale” di qualche movimento o associazione, con un curriculum zeppo di qualifiche e corsi di aggiornamento teologici…Incapaci di uscire fuori dal tabernacolo del proprio “Io” per inseguire un Dio, quello di Gesù Cristo, che non sta mai fermo, in cammino da quando è nato su questa terra… E noi “bravi bambini cattolici”, incapaci di riconoscere i segni dei tempi, celebriamo tutti gli anni un Dio che si incarna nella mia umanità, quella di ieri, di oggi e di sempre, e tuttavia, continuiamo a difendere o a tollerare una fede raggrinzita sotto la teca di un passato che non può più tornare… Non rischiamo di lasciare Dio in attesa, fuori dalla nostra vita, soltanto perché ancora la messa non è finita!