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Si avvicina il Giubileo della speranza che Papa Francesco ha indetto con la Bolla “Spes non confundit”. Insieme alle indicazioni giubilari il pontefice ha chiesto di porre, fra i segni di speranza, quella di una celebrazione ecumenica “per rendere evidente la ricchezza della testimonianza dei martiri” che sono segno dell’unità dei cristiani e meglio la esprimono, come ha detto nel suo discorso conclusivo ai partecipanti al convegno del Dicastero delle Cause dei santi “Non c’è amore più grande. Martirio e offerta della vita”.

 

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Secondo una leggenda San Luca, evangelista, sarebbe stato colui che per primo raffigurò la Madonna col Bambino che sarebbe diventato il modello di tante Madonne nere; secondo un’altra, la prima Madonna “Hodegitria” (protettrice dei viandanti), dipinta da San Luca in Gerusalemme, fu trafugata da Pulcheria, nobile bizantina, trasportata nascostamente a Costantinopoli ed esposta alla venerazione dei fedeli in una chiesa che le fu dedicata.

 

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Oggi 29 settembre si festeggia San Michele Arcangelo (insieme con gli altri due Santi Arcangeli, Gabriele e Raffaele) ed è la data giusta per raccontare dei sette santuari dedicati al culto del Santo che sorgono lungo una linea retta di ben due mila kilometri, che taglia l’Europa partendo dall’Irlanda ed arrivando fino ad Israele, passando per Inghilterra, Francia, Italia e Grecia.

 

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Oggi è la memoria liturgica dei Santi Cosma e Damiano, martiri dei primi anni del IV secolo durante la persecuzione di Diocleziano.

 

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“Un viaggio, quello di Pier Giorgio e dei suoi amici e amiche della ‘compagnia dei tipi loschi’ verso la montagna, dove trascorreranno una giornata in cammino per raggiungere la cima, attraverso i dialoghi, i racconti ma anche gli scherzi e le dinamiche tra loro, si scoprirà chi fosse Pier Giorgio, la sua vitalità, il suo carattere, la sua fede”.

 

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Nella quarta domenica di luglio San Cesario di Lecce festeggia il suo patrono San Cesario. In questo giorno, un tempo, si consumava la gujunara, un piatto a base di zucchine, patate, cipolle e pezzetti di carne di castrato (agnello), cotti nella pignatta di terracotta al forno di pietra. Si presentava a tavola dopo avere spolverato abbondante pecorino che serviva a insaporire ancor più la pietanza.

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