Nella quarta domenica di luglio San Cesario di Lecce festeggia il suo patrono San Cesario. In questo giorno, un tempo, si consumava la gujunara, un piatto a base di zucchine, patate, cipolle e pezzetti di carne di castrato (agnello), cotti nella pignatta di terracotta al forno di pietra. Si presentava a tavola dopo avere spolverato abbondante pecorino che serviva a insaporire ancor più la pietanza.
Tra i nomignoli affibbiati ai sancesariani figura quello di mangia pasuli, mangia fagioli, in passato legumi coltivati abbondantemente nelle campagne per la particolare predisposizione del terreno. L’epiteto si rivolgeva pure al protettore che familiarmente si appellava san Cesariu cu lli pasuli a manu, san Cesario con i fagioli in mano.
Si racconta che una volta i leccesi, in occasione della festa del santo protettore, si recarono in questo paese, dove si misero a cantare una canzone sarcastica che diceva:
Santu Cesariu nnu chiuddhru e nna cozza, San Cesario una chiocciola e una lumaca,
Santu Cesariu purtamu an carrozza; San Cesario portiamo in carrozza;
Santu Cesariu, ddu tanchene ha sciutu? San Cesario, dove diamine è andato?
Cozze piccinne ccugghendu anderà; Lumachine certo è andato a raccogliere;
Santu Cesariu cu lli onori, San Cesario con gli onori,
Santu Cesariu cu lli pasoli. San Cesario con i fagioli.
La voce anderà è una forma ‘italiana’, come pure pasoli per pasuli è una parola accomodata per fare la rima e aggiungere maggiore sarcasmo alla strofa. Con le chiocciole si allude alla grande quantità che se ne produceva in quel territorio e alla raccolta che ne facevano gli abitanti.
Per approfondimenti: R. Barletta, Quale santo invocare?, Edizioni Grifo, 2013