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A metà anni Novanta del secolo scorso, alcuni di noi giovani di Azione cattolica della parrocchia Santa Maria delle Grazie in Campi Salentina vivemmo un’emozione che ci avrebbe accompagnato per il resto della vita: incontrare la storia dal vivo, dopo averla letta e studiata sui libri di scuola.

 

 

Avemmo, infatti, il grande onore di incontrare e conoscere di persona una sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti; si trattava della signora Elisa Springer (compagna di prigionia per un breve periodo anche di Anna Frank) che da poco aveva deciso di parlare e condividere la sua storia, a distanza di diversi decenni dai fatti (in quel momento ricorrevano circa cinquant’anni); aveva deciso di rompere quel silenzio nel quale aveva vissuto fino ad allora, silenzio che era stato una reazione per tutto il male che aveva subito e di cui era stata testimone diretta. 

E noi fummo tra i primi gruppi di giovani e non solo a raccogliere questa liberazione dal suo personale silenzio (uno dei libri che la signora Springer pubblicò negli anni fu proprio “Il silenzio dei vivi”). E fu - come scrivo nel titolo di questa breve riflessione - una carezza ed un pugno, parafrasando una nota canzone di Celentano

La carezza era rappresentata sia dal dolce volto della signora Elisa che dalla sua eleganza nei modi e nel suo parlare con quell’accento misto di straniero e pugliese (lei, che era di origini austriache, da anni infatti viveva a Manduria, città dell’uomo che aveva incontrato subito dopo la sua liberazione e che aveva sposato). Ci accolse nella sua casa stracolma di foto ed oggetti che ripercorrevano oltre che la storia della famiglia a cui aveva dato vita con il marito e l’unico figlio avuto (il suo amato Silvio, venuto a mancare di lì a poco), anche le sue origini ebraiche. 

E già questo fu per noi giovani di allora un respirare storia a pieni polmoni. Nulla, tuttavia, in confronto al pugno che metaforicamente ricevemmo nel momento in cui la dolce signora Elisa sollevò la camicia svelando il numero che gli era toccato in sorte e che i nazisti gli avevano impresso per sempre sulla nuda pelle: A24020! Le lacrime scesero copiose (e, confesso, anche ora ed ogni volta che rivivo quei momenti) sulle mie guance e su quelle di coloro che vissero quella esperienza straordinariamente affascinante (carezza) ed al contempo drammatica (pugno). 

Elisa Springer ha concluso la sua vicenda terrena nel 2004, testimone di speranza sino alla fine e nonostante le brutture che aveva vissuto e subito. Ma la memoria di ciò che lei ed i milioni di donne e uomini come lei hanno subito non dovrà mai essere dimenticata. Occorre non solo vigilare oggi più che mai (alla luce dei tanti segnali nefasti di recrudescenza a cui assistiamo), ma soprattutto ciascuno nel suo piccolo è chiamato a lavorare ogni giorno affinché nella storia la “umanità” possa trionfare sulla “disumanità” (che si cela sotto svariate forme e sfumature). Ed allora, giornate commemorative come quella odierna possano servire da monito e da sprone per tutti, affinché non venga mai meno la “necessità” di mantenere viva la Memoria di ciò che di brutto si è vissuto, in modo che non si ripeta mai più!

 

Forum Famiglie Puglia