Diverse le problematiche rilevate in Puglia dalla relazione del ministro Speranza, descritte dal Forum regionale delle associazioni familiari in una lettera aperta spedita all’attenzione della giunta regionale e del consiglio, con il fine di condividere proposte per la loro soluzione.
Nella lettera aperta il Forum segnala che nel 2020 si sono registrate nella nostra regione ben 5mila interruzioni volontarie di gravidanza su 26mila nati vivi. Il tasso di abortività pugliese è stato di 6,4 contro il 5,4 nazionale, il massimo ricorso alle interruzioni volontarie di gravidanza si registra in donne fra i 25 ed i 39 anni, età di massimo impegno nell’avvio al lavoro ed alla professione. Dalla stima è emerso che il 38,2% delle donne che hanno abortito nel 2020 lavora regolarmente, contro un 17,6% di disoccupate ed al 33,9% di casalinghe.
In Puglia sono operativi centotrentasei consultori pubblici, e diciotto privati non profit riconosciuti. Malgrado la legge 194 individui nel consultorio familiare la struttura di riferimento per la donna che chiede di abortire, solo il 23,7% di esse si rivolge ai consultori per il rilascio del certificato autorizzante l’aborto, il 32,9% si rivolge al medico di fiducia ed il 41,1% direttamente al servizio ostetrico ginecologico.
Inoltre, ben il 45,9% degli aborti pugliesi è avvenuto in regime di urgenza, aggirando quindi l’iter preventivo previsto dalla legge. I dati ci dicono che siamo di fronte ad una crescente privatizzazione del fenomeno abortivo che contraddice la legge che lo regola, che parla invece di tutela sociale della maternità, Ciò appare particolarmente grave in tempi di drammatica denatalità come quella pugliese.
Infine, la Puglia continua a detenere, insieme alla Liguria, il record nazionale per recidive di interruzioni volontarie di gravidanza: ben il 20,6% delle donne pugliesi che hanno abortito nel 2020 lo avevano già fatto una volta, il 7% due.
Pertanto alla luce di quanto emerge dallo studio della relazione ministeriale, il Forum propone: l’integrale attuazione della legge 194, artt. 2 e 5, così come previsto anche dal Piano regionale di politiche familiari mediante una stretta collaborazione fra consultori familiari, servizi pubblici comunali e regionali e associazioni presenti sul territorio al fine di accompagnare ed aiutare le donne che lo desiderano a superare gli ostacoli che le inducono a chiedere l’interruzione volontaria di gravidanza ed a portare a termine la loro gestazione.
Ancora, la predisposizione di una relazione annuale sulle cause degli aborti in Puglia, allo scopo di mettere in atto specifiche politiche preventive. La diffusione della conoscenza e della applicazione della legge sul parto in anonimato e sostegno alle famiglie adottive ed affidatarie. Infine, il rafforzamento dei consultori familiari, dei centri per la famiglia e delle loro équipe multidisciplinari, anche al fine di assicurare supporto alla maternità ed alla relazione di coppia, e
l'attuazione di percorsi di educazione dell’affettività e della sessualità, conoscenza e tutela della fertilità e della fisiologia degli apparati generativi dell’uomo e della donna da destinare ad adolescenti e giovani.
“Ci sembra che i dati riportati dalla relazione ministeriale sulla attuazione della legge 194/78 e riferiti alla Puglia impongano una riflessione importante e libera da condizionamenti ideologici – ha dichiarato la presidente del Forum Lodovica Carli -. Il Forum delle famiglie pugliesi, con le sue associazioni, è pronto a collaborare in tal senso con i decisori politici così come con le tante persone di buona volontà che già oggi, in Puglia, si impegnano per aiutare le donne ad accogliere gravidanze difficili ed a non rinunciare alla libertà di diventare madri”.