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Lo ha massacrato a colpi di sedia e aspirapolvere. È morto nella notte tra venerdì 8 luglio e sabato 9 l’anziano di 78 anni aggredito e malmenato dal nipote quindicenne che ha problemi psichiatrici a Bucchianico, in provincia di Chieti.

 

 

 

Il 15enne dopo la violenza avrebbe preso lo smartphone, per poi cominciare filmare e, a quanto sembra, ha pubblicato il video sullo stato di Whatsapp. La nonna ha chiesto aiuto al 112.

Sul posto, in rapida successione, sono arrivati i carabinieri della stazione di Bucchianico e due ambulanze del 118 partite da Chieti e da Guardiagrele. Poi sono arrivati anche i militari del Nucleo operativo e radiomobile della compagnia teatina e quelli del nucleo investigativo del comando provinciale. Un dramma. Enorme.

Questi nonni erano persone come tante, spesso anziane, che in solitudine, tra le mura domestiche, assistono, curano, arginano le difficoltà di figli sfortunati colpiti da un disagio psichico senza risposte e senza soluzioni: i familiari cercano di contenere le imprevedibili azioni che una mente sconvolta può improvvisamente attuare a rischio della loro stessa incolumità. Genitori che sono, molte volte, abbandonati da tutti gli altri: dalle strutture pubbliche spesso inesistenti e inefficienti, così come da amici e parenti che non riescono a convivere con la «diversità» o a comprenderla.

Lo Stato, da quando è entrata in vigore la legge Basaglia, ha finito per abbandonare al loro destino i malati e le loro famiglie. Uno Stato colpevole, perché non ha previsto efficienti strutture alternative o adeguate cure domiciliari. Che è colpevole anche di questa morte terribile ed ingiustificata.  

 

 

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