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Una visita sui luoghi degli orrori, in preghiera a Izyum davanti ai corpi gettati in una delle più grandi fosse comuni trovate finora in Ucraina. In silenzio nelle stanze delle torture.

 

 

È stata la tappa, forse la più difficile, del pellegrinaggio che “in silenzio e in preghiera” il card. Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco e prefetto del Dicastero per il servizio della carità, ha compiuto in questi giorni in Ucraina.

A raccontarla è lo stesso cardinale. Ecco le sue parole: “Ieri, di mattina presto, con il vescovo di Kharkiv siamo andati a Izjum. Questa è una zona appena lasciata dai russi, a 150 km da Kharkiv dove c'è un grande cimitero in un bosco, scoperto da poco”.

“Abbiamo assistito - prosegue il ‘cardinale del Papa’, così ormai lo chiamano in Ucraina - ad una ‘celebrazione’, dove 50 uomini, giovani, poliziotti, vigili del fuoco e soldati, vestiti delle tute bianche, scavavano e riesumavano dalle fosse spesso comuni, le salme dei poveri ucraini uccisi (GUARDA). Qualcuno addirittura 3-4 mesi fa, qualcun altro appena sepolto lì”.

“C’è una guerra - sottolinea commosso -, la guerra non conosce la pietà, quindi ci sono anche i morti. Certo che vedere così tanti morti in una zona è una cosa difficile da raccontare e da spiegare. Ma c'è una cosa che mi ha toccato più di tutte. Questi giovani ucraini tiravano fuori le salme in modo così delicato, così silenzioso, totalmente silenzioso, sembrava una celebrazione, nessuno parlava eppure erano in tanti. Tutti in silenzio con un rispetto incredibile per il mistero della morte. Veramente c'è tanto da imparare da questi ragazzi”.

“È stato toccante il modo per il quale portavano via le salme, separando gli uomini dalle donne. Sembrava che lo facessero per le proprie famiglie, per i propri genitori, per i propri figli, o addirittura per i propri fratelli. Io con il vescovo giravamo tra di loro, e recitavo la Coroncina della divina misericordia in continuazione; siamo stati circa tre ore. Non potevo fare altro che pregare: di fronte alla morte non ci sono le parole, le lacrime sono impossibili da esprimere”.

“E poi stavamo a qualche chilometro dall’esercito russo, e nessuno brontolava, nessuno mostrava odio: era una ‘liturgia funebre’, una celebrazione della misericordia. Un dovere verso quelle vittime di una guerra folle: immagini che restano scolpite nell'anima”.

“Tornato a Kharkiv - conclude il card. Konrad Krajewski - mi sono fermato in cappella e ho pensato tanto a quei giovani perché pur sapendo di trovare tanti morti non immaginavo di incontrare così tanti uomini che hanno mostrato la bellezza che certe volte è nascosta nei nostri cuori. Una bellezza umana lì, proprio in quel posto terribile, nel posto dove si potrebbe meditare una vendetta nel vedere certe cose. Invece no. Mi veniva una riflessione sul versetto della Lettera ai Romani di San Paolo: ''Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene''.

 

 

 

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