Torna a farsi sentire la voce delle mamme e dei papà: ha infatti qualcosa da dire il Forum delle associazioni familiari di Puglia in merito alla sospensione della delibera approvata dalla Giunta regionale che aveva ratificato nei giorni scorsi sostegni psicologici, sociali ed economici a favore delle gravide in difficoltà che desiderassero portare a termine la gravidanza rendendo così integrale l’applicazione dei punti due e cinque della legge sull’aborto del 22 maggio 1978 n. 194.
Il Forum ha inviato una lettera (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) ai componenti della Giunta regionale dove veniva illustrato il percorso che aveva portato l’approvazione del provvedimento, le origini legislative e le motivazioni che rendono necessaria l’attuazione di questa misura nel territorio pugliese: «La delibera non mette in discussione in alcun modo né limita la libertà delle cittadine circa la loro possibilità di abortire - scrivono le associazioni nella missiva -. […] Non si vede perché questa decisione non possa essere frutto delle scelte delle donne e della loro libera capacità di autodeterminazione, né perché non si possano mettere in atto vari tipi di azione per sostenerle».
Le associazioni hanno poi ricordato il valore sperimentale delle misure, non limitate al solo sostegno economico, la delibera infatti prevedeva sostegno emotivo, psicologico, di biblioteca solidale ed anche di un contributo calibrato esattamente (come altre misure analoghe) in base all’Isee.
«È ridicolo pensare a tale contributo come al prezzo di una sorta di merce di scambio, - ti do 5mila euro e tu rinunci ad abortire-, come se crescere un figlio costasse 5mila euro. Si tratta di un mero contributo d’emergenza per tamponare situazioni difficili dal punto di vista economico. Del resto, la misura ha durata di 18 mesi ed è auspicabile che in tale lasso di tempo nuovi provvedimenti vengano individuati, quanto più calzanti alle diverse necessità vissute dalla donna», ha scritto il Forum nella lettera.
«Dopo la sospensione, pare che la delibera debba essere rivista e rimodulata. Certamente ogni cosa è migliorabile, ma sarebbe un grave errore non tener conto della necessità di tutelare anche le donne che non vogliono abortire - hanno concluso le realtà associative -. Perché, quando si incontra una gravida in difficoltà, due sono le strade: o consegnarle il documento che l’abilita all’interruzione volontaria di gravidanza oppure farsi carico delle sue difficoltà e, pur nel totale rispetto della sua privacy, provare a sostenerla concretamente. Altrimenti la si abbandona alla sua solitudine senza darle informazioni e strumenti per migliorare la sua situazione scambiando questo per tutela della sua libertà. La libertà delle donne non è a senso unico. Affermare questo è applicare integralmente la legge 194 ed è il passo in avanti che questa delibera ci chiede di fare».
Stando alle statistiche le interruzioni volontarie di gravidanza al Sud nel 2020 sono state 14.907 e in Puglia 5.326, un dato pari al 6,4% superiore alla media Italiana che si attesta al 5,6%. La provincia con maggior numero di aborti è Bari con 2.150 Ivg, quasi la metà di tutto il territorio regionale. Delle donne che avevano abortito 40 donne avevano conseguito licenza elementare, 750 quella media, 693 il diploma e 253 la laurea, di queste 736 erano occupate, 512 casalinghe, 149 studentesse e 314 disoccupate.