Lo tsunami coronavirus, che ha travolto il mondo, ha acuito situazioni di disagio, creato nuove povertà e necessità che hanno reclamato la solidarietà umana per il bene sociale.
La Chiesa ha risposto con prontezza alle nuove esigenze, incrementando azioni e attività già presenti, nel solco di una tradizione di carità verso le fasce bisognose.
Se infatti le chiese sono state chiuse alle celebrazioni liturgiche, la comunità cristiana si è attivata, arrivando a portare i pasti di casa in a casa. In particolare la Chiesa pugliese ha pubblicato un report sulle attività messe in campo e i risultati raggiunti.
Il REPORT “Caritas in Puglia. Chiese chiuse?” ha monitorato le attività dal 1° marzo al 17 maggio e distribuito un questionario relativo all’ascolto, ai servizi attivati, le risorse umane e materiali messe in campo la percezione di bisogni e povertà percepiti. Scopi del monitoraggio fotografare le attività della Chiesa in Puglia durante l’emergenza Covid 19, misurare le povertà emerse, valorizzare le capacità di rispondere della Chiesa e le criticità; individuare la nuova capacità di risposta delle comunità.
I dati rilevano che 1040 sono state le Caritas diocesane o parrocchiali attive durante l’emergenza. 71. 385, invece, le famiglie che si sono rivolte alla Caritas delle quali ben 33.029 per la prima volta, un numero che individua i “nuovi poveri” suffragato dal dato che indica nell’86% l’incremento delle famiglie intercettate rispetto a due mesi precedenti.
La dimensione dell’ascolto, fondamentale in un periodo che ha messo alla prova anche la mente rileva il dato di 55.554 ascolti totali effettuati durante l’emergenza. Di questi, 12.526 in presenza, 3.120 a domicilio; la maggioranza, 25.402, come prevedibile, sono stati ascolti telefonici; i restanti 13.744 sono classificati “in altro modo”.
I dati relativi all’erogazione dei beni primari confermano l’incremento dei nuovi poveri. Infatti, per un valore stimato di 5.215.000 euro sono state 2.737 le famiglie beneficiarie, delle quali 29.817 si son rivolte alla Caritas per la prima volta. Anche gli interventi di integrazione al reddito per un valore stimato di 620.000 hanno visto una massiccia presenza di beneficiarie per la prima volta: 2.039 su un totale di 4.316.
Nella sezione dei bisogni, la velocità degli eventi ha impedito di svolgere un’indagine accurata che fornisse dati numerici. Tuttavia è stato possibile indicare delle voci su “bisogni e povertà percepita” attraverso una domanda aperta e la compilazione di tabelle da parte di operatori della Caritas, in base a quanto percepito o conosciuto durante gli incontri, gli ascolti, soprattutto con le nuove famigli rivoltesi alla Caritas.
Disoccupazione, problemi economici e insufficienza di reddito, reperimento alimenti, prodotti igienici e/o vestiario sono le voci che emergono in primo piano con la valutazione “molto”, seguite con “abbastanza” da lavoro nero, problemi di salute, problemi psichici. “Poco” influenti risultano bisogni quali problematiche abitative, dipendenze, detenzione ed ingiustizia, problemi familiari e di istruzione handicap e disabilità, migrazione ed immigrazione.
Le criticità emerse sono molteplici, dalla solitudine, in particolare degli anziani all’assistenzialismo, ad un generalizzato senso di precarietà. Su tutte, com’è prevedibile, spiccano la disoccupazione, la precarietà del lavoro ed economica, insufficienti politiche del lavoro, inoccupazione, lavoro nero; viene lamentato un sistema sanitario debole, a cui si aggiunge la percezione della debolezza delle istituzioni e dei servizi, la burocrazia, il ritardo Cig (Cassa integrazione Guadagni ndr), la migrazione dei giovani.
Sono dati e indicazioni su cui riflettere a tutti i livelli diocesana, parrocchiale, zonale e cittadina per comprendere la situazione e organizzare buone pratiche.
I numeri non sono infatti freddi e indifferenti nella loro oggettività, riflettono la sofferenza ed il disagio di una società che non riesce ad affrontare e sconfiggere nemico subdolo e invasivo per un insieme di motivi inerenti al problema i sé, alle criticità rilevate, ad un sistema non orientato ad una società solidale, senza il supporto di volontari. Anche in questo caso dei numeri: 4520 i volontari Caritas totali che si sono occupati di tenere attivi i servizi di cui 3.030 tradizionali e 1.490 nuovi; anche in questo caso numeri che nascondono persone pronte a dedicarsi al benessere degli altri.