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“Andare a toccare testi così cari alla tradizione e alla comunità che celebra è un fatto molto delicato. Mi sembra, però, che le prime reazioni vadano in senso positivo”.

 

 

Così mons. Caludio Maniago, vescovo di Castellaneta e presidente della Commissione episcopale per la liturgia, ha risposto alle domande dei giornalisti collegati in streaming per la presentazione della terza edizione italiana del Messale Romano, che contiene anche alcune modifiche alla preghiera del Padre Nostro.

Modifiche, ha spiegato Maniago, che sono state operate “non per un abbellimento estetico, ma per maggiore fedeltà, perché più rispondenti all’annuncio evangelico”. In particolare, ha spiegato il vescovo, “si è voluto esprimere maggiormente il volto paterno di Dio”.

“Credo che la gente - ha commentato Maniago -, una volta coinvolta e informata sui motivi di questa scelta, abbia mostrato sensibilità e maturità nell’accoglierla”. Quella contenuta nel Messale, ha aggiunto don Paolo Tomatis, docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, “è una sfida a passare dalla logica del testo alla logica del gesto. Sul Messale abbiamo testi, ma nell’azione rituale abbiamo gesti. Saper celebrare è un’arte che si impara a fianco e oltre i testi. Si possono avere testi bellissimi, ma se vengono letti con voce stanca e noiosa perdono tutta la loro forza”.

“Che il Messale nella nuova edizione ravvivi in tutti la gioia per il dono di potere celebrare la fede e anche l’impegno a ben celebrare e a vivere quanto si celebra”, l’auspicio finale, espresso dal direttore dell’Ufficio liturgico nazionale della Cei, il sacerdote barese don Mario Castellano.

 

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