Le presidenze nazionale di Usmi e Cism, gli organismi che rappresentano gli istituti religiosi italiani, tornano a chiedere a Governo e Parlamento di rivedere le strategie di finanziamento della scuola, dando vita a un’effettiva parità scolastica, anche sul piano economico.
Il sistema italiano infatti, “risulta essere bloccato, purtroppo da troppo tempo, in una stagnante incompiutezza tra autonomia, parità e libertà di scelta educativa”. Lo fanno con un comunicato congiunto all’indomani dell’incontro promosso dalla Congregazione per l’educazione cattolica sul “Global compact on education. Together to look beyond” del 15 ottobre 2020.
Il diritto all’istruzione - scrivono i presidenti nazionali, Madre Yvonne Reungoat e Padre Luigi Gaetani - “è un diritto universale da garantire a tutti in modo libero e gratuito, e il fatto che sia riconosciuto e normato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu, come dai Patti internazionali, non è un dettaglio puramente legislativo. (…) Abbiamo guardato lungo questi anni con una certa preoccupazione al sistema scolastico italiano così iniquo e tendenzialmente proiettato ad alimentare la discriminazione e le disparità. Numerose le denunce da parte delle Associazioni dei gestori, dei genitori e dei docenti insieme ai componenti della vita civile, studiosi, ricercatori, cittadini”.
Anche alla luce della situazione provocata dalla pandemia in corso, prosegue il comunicato, “Il tempo presente ci impone una chiarezza di analisi ma anche una rapidità di avviare processi capaci di ridare vita ad un sistema ormai agonizzante. Non ci è permesso più girare intorno alle parole, pena rendere irrimediabilmente impossibile qualsiasi patto educativo”. Per questo, Usmi e Cism, “grati di tutto il percorso compiuto in questo tempo di pandemia e di evidenze, che ha fatto cadere il muro dell’ideologia e ha chiarito quanto la scuola statale e la scuola paritaria siano reciprocamente collegate e servono entrambe per un sistema scolastico di qualità, chiedono al Governo e al Parlamento di portare a compimento l’unico percorso possibile e soprattutto funzionale al nostro futuro”.
Gli istituti religiosi, molti dei quali gestiscono scuole e centri di formazione, “si appellano al Governo e al Parlamento affinchè in una sana dialettica si consenta all’Italia di avere una scuola autonoma, libera e garante dei diritti dei giovani, capace di valorizzare tutte le forze, innescando una benefica collaborazione fra le famiglie, i docenti, gli studenti e la scuola, fra le parti della società civile e le istituzioni, fra il pubblico e la libera intraprendenza dei privati affinchè, seppur in Italia è ormai oggi altamente compromesso il pluralismo educativo (molte scuole pubbliche paritarie hanno già chiuso), possiamo ancora salvare quanto resta e realizzare quel “Patto educativo globale” al quale Papa Francesco ci invita”.