La scuola pugliese sta attraversando, suo malgrado, un momento di grande confusione e di profondo smarrimento.
Il mondo scolastico è lacerato dal dubbio e dall’incertezza, dovuti all’assenza di chiarezza da parte delle istituzioni, che hanno lasciato alle famiglie il compito di decidere per i propri figli se sia più giusto proseguire la scuola in frequenza o restare a casa a seguire le lezioni a distanza.
Questi dilemmi non possono essere lasciati alla libera e arbitraria decisione di cittadini che non hanno alcuna competenza tecnica per prendere questo tipo di decisioni che, in una democrazia rappresentativa, devono spettare solo a chi ha ricevuto un’investitura politica, sulla base di dati forniti da esperti, che vanno letti e interpretati da chi ha le adeguate conoscenze per farlo. Le scuole, dopo aver lavorato alacremente come formiche durante l’estate per adeguarsi disciplinatamente ai protocolli sanitari, mentre le cicale dell’estate pugliese frinivano spensierate, dal 28 ottobre si sono trovate come il tipico vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro, sballottate tra una sequenza di atti della Regione, del Governo e del Tar, che hanno prodotto il peggior risultato possibile, ossia l’incertezza assoluta.
Non spetta alle scuole né alle famiglie operare il drammatico bilanciamento tra diritto alla salute e diritto allo studio, ma vogliamo solo chiedere al Presidente della Regione, nella sua qualità di massima autorità sanitaria della Regione e di responsabile del sistema sanitario regionale, di fare chiarezza, ossia di confermare se sussistono tuttora le condizioni di criticità sanitaria che lo avevano determinato ad adottare l’ordinanza di sospensione della frequenza in presenza.
Nel caso queste ragioni di gravità sussistano ancora, non si trinceri dietro il decreto del Presidente del Tar, né si limiti a fornire raccomandazioni tramite social network, ma adotti doverosamente quegli atti che sono nelle sue competenze, magari motivandoli in modo ancora più adeguato in modo da superare eventuali censure del Giudice amministrativo.
Lo scaricabarile delle responsabilità prodotto dagli atti di Regione, Ministero e Tar produce effetti devastanti sulla credibilità delle istituzioni e provoca un laceramento del tessuto scolastico che invece deve essere quanto mai coeso in questi momenti difficili.
Le comunità scolastiche e le famiglie non meritano tutto questo, non possono essere messe dinanzi a dilemmi che decideranno comunque in modo errato, perché le valutazioni saranno non oggettive, ma legate alle proprie percezioni o alle proprie esperienze del tutto personali e parziali, dando vita ad una sorta di populismo in cui ci si illude di risolvere i problemi devolvendo ad ognuno la possibilità di decidere ma con la conseguenza di produrre effetti devastanti soprattutto in un campo delicatissimo come quello sanitario.
Le famiglie e le comunità scolastiche vanno guidate nei momenti di difficoltà, nelle democrazie compiute questo è il dovere di chi è stato eletto, che deve assumersi la responsabilità politica delle sue decisioni, basandole su dati scientifici e tecnici forniti dagli esperti di propria fiducia.
Le scuole pubbliche paritarie sono pronte a garantire sia la didattica in presenza in piena sicurezza sia la didattica a distanza con la massima efficienza, ma chiedono che la decisione sia univoca, motivata e responsabile, evitando quelle differenze di trattamento tra studenti, che più di tutte minano alle radici la vera essenza del diritto allo studio.