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“Conoscere e contestualizzare in un’ottica più ampia la storia culturale del nostro Paese e del mondo intero, attraverso le idee che la religione cristiana ha prodotto”.

 

 

È questo uno degli obiettivi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc), secondo i vescovi italiani. Nel messaggio della Presidenza della Cei per l’Irc (CLICCA QUI), i vescovi ricordano agli studenti che “anche quest’anno entro il 25 gennaio siete chiamati a compiere una scelta importante, decidendo se avvalervi o meno dell’insegnamento della religione cattolica a scuola”.

“Che cosa sarebbe l’arte senza la Cappella Sistina di Michelangelo, la poesia senza la Divina commedia di Dante, la musica senza la Passione secondo Matteo di Bach, la letteratura senza i Promessi sposi di Manzoni, l’architettura senza il Duomo di Milano, la filosofia senza Kierkegaard? Cosa sarebbe l’amore senza il Cantico dei cantici, la dignità umana senza le parole di Gesù sui poveri nei Vangeli, la felicità senza il Discorso della montagna del Vangelo di Matteo?”. Sono queste, per la Chiesa italiana, le domande a cui l’Irc aiuta a rispondere.

Attraverso l’insegnamento della religione cattolica, “gli studenti possono confrontarsi con le domande profonde della vita”. Ne sono convinti i vescovi italiani, che nel Messaggio elencano pure alcune di queste domande: “Chi siamo? Quale storia ci ha preceduto? Cosa dobbiamo fare per il presente nostro e dei nostri cari? Perché il dolore e la morte? Cosa possiamo sperare per il futuro in questa terra e dopo?”.

“Ognuno deve trovare la sua risposta”, l’invito della presidenza della Cei, che fa notare come “l’insegnamento della religione cattolica si pone proprio nell’orizzonte degli interrogativi esistenziali, che sorgono anche nei nostri ragazzi”. “In un tempo in cui la pandemia da Covid-19 ci sta ponendo di fronte problemi inediti per l’umanità - la proposta della Chiesa italiana - pensiamo che le generazioni future potranno affrontare meglio anche le sfide nel campo dell’economia, del diritto o della scienza se avranno interiorizzato i valori religiosi già a scuola”.

“Una solida preparazione nell’ambito religioso consente di apprezzare il mondo guardando oltre le apparenze, di non accontentarsi delle cose materiali puntando piuttosto a quelle spirituali, di confutare le false superstizioni escludendo ogni forma di violenza in nome di Dio, di allenarsi al dialogo sempre rispettoso dell’altro, di formare una coscienza matura imparando a crescere tenendo conto degli altri e soprattutto dei più deboli”, spiegano i vescovi: “Siamo sicuri che l’alleanza educativa stretta tra voi, genitori e studenti, e gli insegnanti di religione cattolica consenta di vivere il tempo della scuola come un’occasione di reale formazione delle nuove generazioni in modo sano e costruttivo, per il bene dei nostri ragazzi e della nostra società”.

 

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