“Pensi a come li racconterai questi giorni di distanze” inizia così la parte performativa individuale ovvero il brano musicale dal titolo “Un tempo senza tempo” (GUARDA) presentato da Giorgio Tomasi per l’esame di Stato di quest’anno al liceo classico e musicale “G. Palmieri” di Lecce.
E i giorni di distanze diventano i lunghi, interminabili e tanto discussi anni della dad, che Giorgio, studente di Squinzano, vive nell’illusione che “si accorcino” negli schermi delle piattaforme Zoom. Di giorni, infatti, ne passano tanti e tratteggiano il profilo di un liceale, chino sullo scrittoio di un ambiente familiare buio. Sono due interi anni scolastici che la pandemia travolge nella sua corsa inarrestabile, senza il suono della campanella, nelle aule vuote del liceo “Palmieri”, allestite con i banchi a rotelle dei dibattiti politici e televisivi.
Giorgio, tra rimpianti e nostalgia, affida alla musica il desiderio, suo e dei suoi coetanei, di un ritorno alla normalità: “Eppure io mai e poi mai, avrei pensato di dover descrivere un tempo senza tempo da respingere per fare spazio al tempo di sorridere”. Sì, perché è il limbo di un tempo contratto, sospeso, paralizzante che la pandemia e lo stato di emergenza hanno inferto ai ragazzi delle superiori, rappresentato plasticamente da uno zaino “lì sempre in un angolo” che “manca il fiato anche a descriverlo”.
Giorgio denuncia con rabbia il tempo rubato all’ultimo anno di liceo con il rituale dei cento giorni, con la valigia per il viaggio d’istruzione “comprata e mai riempita”; prende le distanze da una sofferta e costante sovraesposizione al “gorgo della luce blu” dei device che risucchia “partite, notti insonni con gli amici” in altre parole sogni, aspettative, desideri. La rabbia monta nell’assolo graffiante della chitarra elettrica dell’amico inseparabile e compagno di classe Gioele Margherito e così lo scorrere lento e inesorabile del tempo, negli anni della dad, è scandito dal cajón percosso dalle mani sapienti di Marta Maggio, “palmierina” anche lei. Nel video del brano scorrono le immagini di una quotidianità mai banale fatta di momenti al mare con gli amici, ricordi di esibizioni a scuola, pullman in partenza, ricreazioni festose, goliardia. È nella scena finale che vede quattro ragazzi camminare all’alba, a piedi nudi in spiaggia, una promessa di libertà che speriamo possa compiersi per Giorgio, per la sua generazione, per tutti.
“Un tempo senza tempo” è un brano interessante, quasi un diario intimo, una testimonianza tra tante, di un momento storico difficile, affidato alla bella voce di un ragazzo di diciotto anni. Ascoltarlo diventa un’esperienza intensa e toccante, per mettersi dalla “loro parte” per comprenderne le attese deluse e il desiderio irrinunciabile di riscatto e di svolta.