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I risultati di sabato avevano dato fiato alla classifica e alle aspirazioni del Lecce, considerate le sconfitte di Cremonese e, sopratutto, Verona, che nelle ultime due gare giocherà contro Empoli (partita facile e in casa) e contro il Milan, bisognoso di punti (partita complicata e fuori dalle mura amiche). Il Lecce invece chiuderà il campionato contro Monza e Bologna e, per la matematica salvezza, ci sarà bisogno di 4 punti.

 

 

Nonostante il tempo e l'ora, il colpo d'occhio del Via del Mare era di quelli delle grandi occasioni e la Nord si mostrava subito pronta a incitare i ragazzi. Le scelte di Baroni erano condizionate dalle assenze di Banda e Hjulmand. Pertanto, il tecnico toscano partiva con una formazione guardinga, almeno sulla carta, dove a centrocampo, Blin era affiancato da Oudin e Gonzalez (preferito inizialmente a Maleh). In attacco, invece, Colombo veniva preferito a Ceesay.
Anche Leonardo Semplici doveva far fronte a delle defezioni, ma poteva contare sul ritrovato Nzola, che, da queste parti, è noto fin dai tempi del Francavilla Fontana. Anche la Curva Sud esprimeva il suo appoggio con uno striscione chiaro e forte: "fino all' ultimo respiro ti sarò vicino". La gara iniziava col ricordo delle vittime dell' Emilia Romagna, accompagnate dal lungo applauso di tutto lo Stadio. Le battute iniziali erano di marca spezzina, a causa della posizione di Bourabia, che danzava fra le linee, e di Nzola e Shomurodov che svariavano sul fronte di attacco. Blin sembrava subito aggressivo e in palla, Umtiti non perdeva mai di vista Nzola, il quale però al 6' si liberava della marcatura e calciava di poco a lato. Come prevedibile, il Lecce rimaneva rintanato in difesa, costretto anche dalle manovre avversarie, ma era impreciso nelle ripartenze, dove Oudin era scarsamente coinvolto e Strefezza era poco lucido nelle scelte. Colombo era sempre isolato in avanti, ma aveva il merito di recuperare palla in fase difensiva.
I salentini non riuscivano a portare il loro solito pressing e allora si affidavano ai lunghi lanci. La spinta dei liguri era costante, anche se viveva di folate.
Gonzalez si faceva spesso saltare da Bourabia che creava la superiorità numerica, ma lo Spezia mancava nell'ultimo passaggio.
Nonostante il maggior possesso di palla, i liguri non sporcavano i guanti di Falcone e il Lecce prendeva maggior coraggio, pur non creando particolari pericoli. Lo Spezia ripartiva sempre dal basso per invogliare i salentini al pressing e poi lanciare Nzola, ma i giallorossi erano prudenti e, a volte, persino rinunciatari.
Tolto il recupero frutto del pressing, le manovre salentine in avanti erano più il frutto di improvvisazione che di precisa manovra. Anche sulle fasce il Lecce latitava. Lo Spezia sembrava superiore in tutto, ma aveva il torto di non tirare mai in porta. Il merito era soprattutto di Baschirotto e Umtiti, aiutati anche da Blin. I contrasti erano tutti di marca spezzina e Baroni intuiva il pericolo. Alla mezz'ora, già 5 panchinari erano pronti a scaldarsi. L'assenza di Hjulmand, vero metronomo, era pesantissima, ma sarebbe riduttivo ricondurre tutto alla mancanza del danese.
La nota positiva era aver terminato il primo tempo in parità. Il Lecce era però contratto e fragile in avanti. Nella ripresa, il copione della gara appariva identico, anche se il Lecce si mostrava fin da subito più aggressivo e lo Spezia era più stanco. I liguri però cercavano di sfruttare i calci da fermo, ma senza troppo esito.
Baroni decideva di cambiare al 60' inserendo Askildsen e Ceesay per Gonzalez e Colombo. Il Lecce era rivitalizzato dai cambi, la Nord spingeva e i ragazzi in campo ci credevano di più. I salentini guadagnavono punizioni e corner. Allora anche Semplici correva ai ripari con un doppio cambio: dentro Agudelo e Zurkowski.
Strefezza era più volitivo, e sulle fasce Gallo e Gendrey spingevano. Il Lecce era trasformato. Uno squarcio di sole si affacciava sul Via del Mare e i giallorossi insistevano nel pressing offensivo, correndo qualche rischio dietro, dove però i recuperi di Gallo e dei centrali davano fiducia alla squadra. L'ultimo quarto d'ora era rude. Gli spezzini spezzavano sul nascere con rudezze gli affondi salentini. Il Lecce era per lo meno più bravo a difendere alto, così da costringere i liguri ai tiri dalla distanza.
Al 32', su angolo, brividi per i giallorossi, ma per il resto Falcone appariva sicuro nelle uscite. Al 34' Strefezza ci provava da fuori, e un minuto dopo Ceesay scivolava sul terreno e non poteva sfruttare la bella azione del brasiliano. Al 91' lo Spezia andava vicinissimo al gol su calcio d'angolo. Il Lecce si svegliava dal torpore e Ceesay creava i presupposti per il vantaggio salentino. Alla fine il punto va bene a tutte le due squadre, ma tra Monza e Bologna, come detto, il Lecce dovrà far 4 punti per avere la matematica certezza della permanenza. In verità, in caso di sconfitta degli scaligeri nell'ultima gara contro il Milan, basterebbe un solo punto per la salvezza. Non bisogna fare però calcoli e ripartire dalla buona ripresa di oggi per andare alla conquista della salvezza. Ultima annotazione sui cori contro Corvino, veramente inutili in questa fase del campionato, ma tutti compatti rimarremo in A.

 

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