Nel ciclo dei riti della Settimana Santa un ruolo importante occupa a Lecce la processione penitenziale di Gesù morto e della Desolata.
Quest’anno la processione varcherà le soglie della chiesa di Santa Teresa alle 19:30 del Venerdì Santo, 29 marzo e si dirigerà, percorrendo Corso Libertini, verso Porta San Biagio passando da Piazza Sant’Oronzo. Al rientro è prevista una sosta in Piazza Duomo dove l’arcivescovo Michele Seccia darà dal sagrato della cattedrale rivolgerà un messaggio di penitenziale a tutta la cittadinanza. La processione poi riprenderà il cammino per fare rientro nella chiesa di Santa Teresa.
Attualmente i protagonisti di questa storica processione sono: Cristo Morto deposto in una bara di cristallo (opera in cartapesta del Maccagnani del 1800) e la Madonna Desolata, tutta vestita di nero che lo segue piangente.
A curare l’organizzazione il commissario arcivescovile della confraternita “Gesù Agonizzante e SS. Medici”, Loredana De Benedetto e il padre spirituale don Alessandro D’Elia che attualmente sono preposti alla cura della chiesa di Santa Teresa.
La processione è antichissima come pure lo struggente Inno del Venerdì Santo accompagnato quest’anno dalla Banda “Città di Surbo” diretta dal maestro Vincenzo Stella e cantato dallo storico “Coro delle Pie donne” diretto dal maestro Salvatore Pandarese. Quest’anno, in segno di devozione, si aggiungeranno al gruppo alcune nuove coriste.
Anticamente, racconta un membro del coro, Gino Genovasi, classe 1946, la processione usciva, secondo i racconti di sua madre, dalla chiesetta ormai sconsacrata di San Francesco della Scarpa che si trova all’interno del complesso denominato “Convitto Palmieri”, successivamente i simulacri furono spostati presso la chiesa di San Matteo ove rimasero fino al 1975 per poi essere trasferiti alla chiesa di Santa Teresa. Racconta Genovasi che ai tempi in cui la processione partiva da San Matteo lui frequentava il catechismo e che le catechiste riunivano tutti i bambini nel salone sul retro della chiesa (attualmente sede leccese dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro) per provare il famoso Inno del Venerdì Santo diretti dal maestro Carmelo. Il giorno della processione tutti i bambini indossavano un grembiule nero ed una fascia rossa, le bambine anche un velo nero sul capo e una coroncina di fiori bianchi che realizzava per loro la madre del maestro di canto. La durata della processione a quei tempi era di circa tre ore e percorreva tutte le vie del centro storico passando anche da Palazzo dei Celestini per poi rientrare in chiesa ove il sacerdote trovava il portone chiuso. Racconta Genovasi: “Lu sacerdote tuzzava tre fiate e la porta se apria cu fazza trasire Cristu muertu, la Desolata, tutti li piccinni e li Confratelli” che a quel tempo, erano tantissimi.
Un altro racconto di Gino Genovasi, unico uomo nel “Coro delle Pie Donne”, è la processione preceduta dal suono dei corni che veniva fatta dalle tre di notte del Venerdì Santo durante la quale veniva fatta girare per tutte le strade di Lecce la statua in carta pesta di Cristo flagellato che si trova all’interno della chiesa e precisamente all’altare del Crocifisso, l’ultimo altare a destra. La processione rientrava nelle prime ore del mattino. Struggente era il suono delle trombe che avvisava l’avvicinarsi del Cristo seguita dal famoso canto”.
Chi negli anni scorsi ha partecipato alla processione può testimoniare il clima di raccoglimento e commozione che si respira. Molti, al passaggio dei simulacri, piangono, il suono struggente della banda è da brivido.
Mercoledì 20 marzo 2024 le statue saranno collocate, grazie alla collaborazione dei “Portatori di statue” nello spazio antistante l’altare presso la chiesa di Santa Teresa dove resteranno esposte sino a Pasqua al fine di consentire a tutti l’adorazione e la preghiera.
Giovedì 28 marzo alle 21, il Coro “Viri Cantores de Finibus Terrae” diretto dal maestro Giuseppe Lattante si esibirà in un concerto meditazione sul mistero della Croce, saranno proposti, oltre a un repertorio di canti gregoriani del repertorio classico e di alcuni Stabat Mater. La scelta di un concerto meditazione è stata dettata dalla volontà del commissario e del padre spirituale di entrare nel mistero della morte attraverso la preghiera e la musica, espressione completa dell’armonia del Creatore e che inevitabilmente avvicinano l’animo umano a Dio.