Ad un mese dal ritorno al Padre di mons. Benedetto Bisconti, primo parroco di San Giovanni Maria Vianney in Lecce, la sua comunità, guidata da mons. Piero Quarta, si è riunita per pregare, per celebrare l'eucaristia di suffragio e per fare memoria del suo ministero al servizio del popolo di Dio.
Durante l'omelia don Piero ha ricordato con affetto e devozione filiale la figura di don Benedetto e il suo amore per Dio, per il suo sacerdozio e per la comunità a lui affidata. Proprio come nella vita del Santo Curato d'Ars.
“Ogni giorno - rifletteva don Piero -, il santo Curato d’Ars ravvivava l’umile fierezza di essere presbitero, configurato sacramentalmente a Cristo pastore, non semplice funzionario del sacro ad orario. Spesso don Benedetto ricordava a noi sacerdoti: “siamo i suoi inviati. Agiamo “in persona Christi Capitis”. Don Benedetto è stato un uomo di Dio e un fratello di cammino di fede per l’intera nostra comunità e per ciascuno di noi. A questo proposito, gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney, incarnati dal nostro don Benedetto, possono offrire a tutti noi un significativo punto di riferimento”.
“Pensiamo al nostro caro don Benedetto - ha proseguito il parroco - che ha offerto a tutti l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, cercando di aderire a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza. Come non sottolineare le sue fatiche apostoliche, il suo servizio infaticabile e nascosto, la sua carità? E che dire della fedeltà coraggiosa di don Benedetto, che, pur tra difficoltà e incomprensioni, è rimasto fedele alla sua vocazione: quella di “amico di Cristo”, da Lui particolarmente chiamato, prescelto e inviato?”.
Il nostro don Benedetto - ha ricordato ancora don Piero - ha valorizzato il suo tempo, senza disperderne e dissiparne un frammento, nell’annuncio della Parola di Dio. Una Parola, dichiarava, che trapassa la nostra persona. Di cui nutrirci quotidianamente, assiduamente e non in modo sfuggente; nella celebrazione dell’Eucaristia quotidiana, domenicale e festiva”.
“Don Benedetto - ancora nell'omelia - conduceva uno stile di vita se non austero come quello del santo Curato d’Ars, almeno sobrio, moderato, libero da condizionamenti, impregnato di preghiera comunicativa con Dio, indisponibile alla cultura della secolarizzazione e della mondanizzazione. Consideriamo che nei nostri tempi governati dal digitale e dalla tecnologia, don Benedetto aveva rifiutato di tenere in canonica né radio e né televisione, ma era tutto dedito alla lettura del giornale “Avvenire” e ad altre letture di alto spessore culturale, pastorale e spirituale. Sapeva così sapientemente coniugare e confrontare la parola di Dio con la parola dell’uomo.
“Chi di noi – ha concluso don Piero sottolineando l'amore per la preghiera e lo spirito missionario di don Benedetto - non ha visto don Benedetto, ora seduto in Chiesa, ora passeggiare per Piazza Partigiani, che teneva e stringeva sempre tra le mani la corona del santo rosario. Chissà quante Ave Maria e quanti rosari avrà recitato anche per noi!”.
“Don Benedetto – gratitudine finale - ora che sei nella gloria del Paradiso, immerso nella beatitudine della Santissima Trinità, e in compagnia della Beata Vergine Maria e di San Giovanni Maria Vianney, ti preghiamo continua a intercedere per noi, per la nostra conversione e per il nostro cammino di fede e di fraternità. Grazie don Benedetto per l’amore che hai messo nella tua parrocchia, nella tua famiglia parrocchiale. Nostro Padre don Benedetto riposa in pace! Invochiamolo ogni giorno nelle nostre preghiere. Invochiamolo, ora tutti insieme: Nostro Padre Don Benedetto, prega per noi!”.
Alla fine della messa la consegna del ricordino. Un momento di particolare commozione nel quale don Piero ha voluto raccontare un episodio che l'ha particolarmente colpito e gli resterà per sempre imresso nella memoria.
“Non è la solita e tradizionale pagellina di un defunto - ha esordito mons. Quarta -, semmai un piccolo memoriale che lo stesso don Benedetto ha voluto consegnarci. Ed ora ve lo racconto.
Sapete tutti che don Benedetto è stato un appassionato di fotografia, e l’archivio parrocchiale è ricco di sue foto, che mantengono viva la memoria della storia e degli eventi del cammino della nostra comunità. Ma, in questi ultimi anni, don Benedetto aveva messo da parte anche questo interesse ed era piuttosto schivo anche a farsi fotografare.
Ora, in una circostanza di festa della comunità, precisamente la celebrazione della Confermazione di un gruppo di nostri giovani, mentre si era in attesa del Vescovo, il nostro don Benedetto passava a salutare dopo il Signore, come era suo solito fare, il Crocifisso sindonico, la Vergine Immacolata, il cuore di Gesù e sostava infine in preghiera presso S. Giovanni Maria Vianney. Per caso, ma nulla possiamo dire avviene per caso, proprio in quel momento, mentre lui pregava, mi sono accostato per salutarlo con un abbraccio filiale e, quasi a nostra insaputa, il fotografo ci ha fatto una foto. Tutto sembrava finito lì.
Quando il fotografo mi ha omaggiato la foto, l’ho fatta vedere a don Benedetto, il quale, con mia sorpresa mi sussurra: l’aspettavo! E me la commenta così: Mi sono lasciato fotografare perché con me c’eravate San Giovanni Maria Vianney, nostro Protettore e tu, come parroco. Il primo ci benedice in ogni circostanza e ci aspetta in cielo, mentre nel tuo abbraccio ho avvertito l’abbraccio dell’intera famiglia parrocchiale, alla quale ho voluto bene e che , sono sicuro me ne vuole e me ne vorrà anche quando non sarò più fisicamente in mezzo a voi! Infine ci sono io con le mani giunte perché mi sono votato alla incessante preghiera per il bene di tutta la parrocchia, che assicurerò anche dal cielo!
Non nascondo che le sue parole mi hanno commosso e, per vincere l’emozione, ho detto subito: allora don Benedetto te la consegno volentieri questa foto. Mi ha risposto: No, caro Piero, ti prego, conservala tu per me! Ho colto in quelle sue parole come un impegno, quasi un mandato, al quale, poi, avrei dovuto assolvere!”.