Si è svolto ieri a Lecce un importante convegno dedicato alla riflessione sul ruolo ed i rischi della professione del geometra.
Personalità politiche, giuridiche e tecniche si sono unite ai geometri liberi professionisti della provincia nella sala convegni di via Duca degli Abruzzi, che da ieri è intitolata al geometra Marco Massano, a meno di un anno dalla sua tragica scomparsa. “Spesso il consulente tecnico del giudice è costretto ad andare a svolgere il suo lavoro da solo, senza nessun aiuto e da persone che non conosce. In realtà la nomina di un consulente è il primo atto che il giudice fa a tutela del debitore, perché serve proprio per stimare al meglio l’immobile per consentirgli di ricavare il massimo profitto. Molte volte però il tecnico si trova di fronte ad una persona che non si rende conto che questo percorso doloroso e necessario è a sua tutela, e vede l’arrivo dell’estimatore come una minaccia e vede l’arrivo dello stimatore come una minaccia e crede che il suo scopo sia quello di differire il rilascio, magari così comportando uno svilimento del bene. In questo momento dobbiamo fermarci a riflettere su cosa si potrebbe fare a tutela del geometra estimatore” così ha precisato nel corso del convegno il magistrato Anna Rita Pasca, intervenuta insieme al vice-presidente nazionale del Consiglio dei Geometri Ezio Piantedosi, agli onorevoli Raffaele Fitto, Andrea Caroppo e Dario Stefano. Presente in sala anche Sara Tonon, moglie della vittima insieme al giudice Roberto Tanisi, al vice-prefetto Marilena Sergi e il geom. Carmelo Garofalo in rappresentanza della Cassa di previdenza dell’ordine professionale.
Il collegio dei Geometri di Lecce, rappresentato dal presidente Gino Ratano, ha voluto quindi dare un importante messaggio con questo evento dando un’impronta diversa a questa sala che durante l’anno viene impiegata costantemente per seminari, assemblee e corsi di formazione.
Massano si era recato presso un’abitazione in provincia di Asti per svolgere un sopralluogo tecnico su incarico del Tribunale, quando il proprietario dell’immobile gli sparò probabilmente vedendolo come un “nemico” che volesse toglierli la casa.