Grande festa ieri presso la chiesa dell’Annunziata e della Madonna del Garofano in Squinzano che ha ricordato ieri i 50 anni dalla sua erezione a santuario.
La solenne concelebrazione eucaristica nella solennità dell'Annunciazione del Signore è stata presieduta dal vescovo di Nardò-Gallipoli, Fernando Filograna, concelebrata dall’arciprete don Alessandro Scevola e trasmessa in diretta sulla pagina Facebook di Portalecce (RIVEDI).
Toccanti le parole di saluto che don Alessandro, anche rettore del santuario, ha rivolto al vescovo e che evidenziano il legame tra il popolo squinzanese e il santuario: "in questa chiesa batte il cuore della nostra città che, per volere della nostra illustre cittadina Maria Manca, tra il 1618 e il 1627, volle erigere questo meraviglioso tempio in onore della Vergine per quel meraviglioso dono di liberazione e guarigione offerto alla pia mugnaia il 21 ottobre 1618 con l’offerta di un garofano rosso che ella volle portare al Crocifisso di Galatone. Non è un caso che abbiamo scelto di invitare proprio voi per questo importante giubileo: sacerdote amato della nostra diocesi e della nostra terra oggi siete pastore nella diocesi di Nardò-Gallipoli e l’amore e la devozione verso Gesù Crocifisso passa attraverso il vostro cuore di padre e maestro nella fede"
Un'eucaristia che ha avuto, però, i tratti dell'affidamento che una comunità fa di sé al Signore in un tempo storico non semplice. Continua don Alessandro: "questo pomeriggio nel nostro santuario batte il cuore della nostra Squinzano, nel suo passato, presente e futuro. Alla Vergine Annunziata, il cui “eccomi” da generazioni risuona in questo tempio, affidiamo la nostra città perché possa superare questo momento difficile che stiamo vivendo e possa tornare presto a cantare il Magnificat della gioia e della salute ritrovata".
Tre fuochi hanno strutturato l'omelia del presule: la libertà della Vergine, il suo "fiat" e la missione del cristiano.
La grandezza di Maria, più che nel suo concepire Cristo Gesù, è tutta racchiusa nella libertà interiore con cui accoglie il progetto che Dio le manifesta; tale prerogativa deve innervare la vita di ciascun battezzato.
Belle le parole di Filograna: "spesso la nostra storia è guardare a Dio come qualcuno da ingraziarci, da tenere buono, come qualcuno con cui contrattare la riuscita di una esistenza; Maria ci insegna ad essere liberi dinanzi a Dio, a metterci con fiducia dinanzi alla sua grandezza, lasciando che sia la grazia che egli riversa in noi ad agire ".
Per entrare in questa prospettiva occorre comprendere che la chiave di volta è nell'"eccomi" pronunciato dalla Madonna inteso in modo sponsale: rispondere al Signore è permettere a lui di entrare nella storia del discepolo e al discepolo di guardare la realtà con sguardo divino.
Continua il vescovo: "eccomi dice voglia di fare comunione, di non appartenersi; dal momento in cui l'angelo le parla, Maria diviene "spossessata", capace altresí di essere tutta donata all'opera di salvezza che Dio aveva iniziato. Ogni cristiano deve dunque avere la presunzione di non essere "del mondo" ma di vivere il mondo scoprendosi portatore di una Presenza".
Chi vive in questa ottica si sente, pertanto, spinto ad accogliere il Divino con semplicità, senza ritenersi al centro di un progetto ma comprendendo di esserne strumento.
Ancora Filograna: "Maria non è stata protagonista, bensì strumento affinché il Verbo di Dio entrasse nella storia: ne è prova l'umiltà con cui si dona al suo Signore”.
“Cari cristiani - ha concluso il presule -, abbiamo bisogno di riscoprirci servi utili al Buon Dio perché il suo disegno possa attuarsi e ciascuno di noi possa splendere della bellezza che solo lui sa donare a coloro che lo accolgono con amore".
Tre pilastri, un’unità: la Chiesa chiamata a “partorire” al mondo il Figlio dell’Altissimo. Non utopia ma missione di ogni credente.
Racconto per immagini di Paolo Andriani.