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Prende il via oggi la visita pastorale dell’arcivescovo Michele Seccia nella terza comunità di Lecce, la più grande della città, Santa Maria delle Grazie in Santa Rosa, da tutti semplicemente conosciuta come Santa Rosa, nella periferia nord all’ingresso del capoluogo salentino, che dà il nome anche all’intero quartiere cittadino che si estende intorno alla grande chiesa parrocchiale. La comunità accoglie il pastore della diocesi insieme al parroco don Damiano Madaro che presenta così la sua parrocchia ai lettori Portalecce.

 

 

 

 

Don Damiano, quale realtà sociale e parrocchiale troverà l’arcivescovo venendo in visita pastorale nella tua comunità?

 

La comunità parrocchiale di Santa Rosa è situata in un contesto socio-ambientale che è il risultato della sua storia. Nato nei primi anni '60 il quartiere e la sua storia si sono evoluti e consumati attorno al centro ecclesiale. La Chiesa, situata al centro del "villaggio", è stata per decenni il punto di riferimento forte per tutto il tessuto sociale. Tutta la vita delle famiglie, nelle sue tante storie, passava attraverso la chiesa e il suo parroco. Oggi, naturalmente, il quartiere manifesta tutti i suoi anni, con le sue rughe e, talvolta, le sue ferite. Le persone sono invecchiate, le giovani coppie si sono trasferite altrove, il livello economico del quartiere è calato. Lo stesso quartiere che fino a qualche anno fa viveva di vita propria oggi ha bisogno di andare altrove… anche solo per comprare il giornale Piazza Indipendenza ha visto chiudere i piccoli negozi, il mercato rionale, a ora, decadente e vuoto. Si spera che con la ristrutturazione riacquisti vitalità e ritorni ad essere un luogo di quotidiana aggregazione. Un quartiere che si è spopolato e che, almeno nella sua parte storica, o è abitato da persone anziane e sole, o da famiglie di immigrati, o, e soprattutto, da studenti della vicina Università. Il numero di ragazzi in età scolare che risiedono in parrocchia è piuttosto esiguo. E gli stessi ragazzi non vivono più l'appartenenza al quartiere, cosa che per anni è stata vissuta in modo forte e identificativa. I ragazzi, i giovani che per anni si sono riuniti nei tanti spazi, il cortile parrocchiale, il centro sociale, le piazze, oggi non ci sono più e abitano qui o sono chiusi in casa a giocare on online o frequentano scuole calcio, squadre di pallavolo o scuole di danza in spazi della città. Anche dal punto di vista economico non mancano i problemi. Le pensioni non sono favolose. Come in tutta Italia il valore dello stipendio è calato e, se fino a qualche anno fa si viveva bene, oggi? Si arriva a stento alla fine del mese. Il fatto stesso che la Caritas parrocchiale distribuisca 140 pacchi alimentari alle famiglie che vivono nel territorio parrocchiale è una chiara riprova. Tuttavia, in ogni caso, si percepisce la voglia di ripartire. Iniziano a emergere piccoli progetti portati avanti dalle associazioni di quartiere e i ragazzi cominciano a pensare in grande e, anche con grandi sacrifici da parte dei genitori, manifestano la voglia di continuare a studiare frequentando l’Università.

 

 

Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?

 

Certamente la comunità parrocchiale continua ad essere un punto di riferimento forte per la gente del quartiere. E la stessa comunità si sforza di fornire risposte più o meno adeguate. Il Centro di ascolto, la Caritas parrocchiale, il dopo scuola per i ragazzi sono la concretezza di questa risposta. Certamente al suo interno la parrocchia sta vivendo questo "cambiamento di epoca" all'inizio con un poco di sbandamento ma subito dopo con una forza inaspettata. Dopo il terribile tempo del Covid abbiamo scelto di ripartire dai piccoli. Pur continuando a seguire coloro che già erano in cammino abbiamo scelto di investire sulle giovanissime generazioni e sulle loro famiglie. Abbiamo cominciato a sperimentare, anche avvalendoci del supporto di persone esperte, il Consultorio diocesano, l'Università, coloro che hanno maggiori competenze di di noi anche e soprattutto nella progettazione di percorsi adatti e nel linguaggio della comunicazione. Investendo sui piccoli abbiamo coinvolto le loro famiglie. Stiamo provando a riportarle alla Celebrazione Eucaristica del sabato pomeriggio subito dopo gli incontri di catechesi. Anche nella liturgia abbiamo cercato forme nuove che riescano a parlare e a favorire la partecipazione attiva delle assemblee. Naturalmente stiamo sperimentando e, gradualmente, in corso d'opera stiamo tentando di aggiustare il tiro… ma... tutto lascia ben sperare.

 

 

Che cosa vi attendete dalla Visita Pastorale e quali sono gli obiettivi da raggiungere a breve e a media scadenza?

 

La Visita Pastorale è un momento di grazia. Il Vescovo Michele, pastore e padre, viene a visitare questa piccola parte della grande famiglia che è la Chiesa locale, essa stessa famiglia di famiglie. Per noi è un tempo di verifica. Il tempo della grazia in cui, per il dono dello Spirito Santo, possiamo prendere coscienza di quanto stiamo vivendo, di quanto, tutti insieme, stiamo costruendo. Per cogliere le fragilità, vedere ciò che c'è da tagliare e evidenziare ciò su cui vale la pena insistere. Ma vuole anche essere un momento di verità per consegnare nelle mani del nostro vescovo Michele e del suo coadiutore, il Vescovo Angelo, quanto con fatica e con l'aiuto di Dio la comunità parrocchiale di Santa Rosa sta vivendo e costruendo in obbedienza alla Parola Dio, agli insegnanti della Chiesa universale e locale ma, soprattutto, in risposta a quella ricerca dei segni concreti dell'amore di Dio e della Chiesa che gli uomini e le donne, gli anziani, i giovani e i bambini del nostro quartiere aspettano.

 

 

 

 

Forum Famiglie Puglia