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“Il parere del Comitato nazionale di bioetica sull’aiuto al suicidio dà conto delle posizioni diversificate al proprio interno. Peccato che nella comunicazione mediatica siano state fatte prevalere le riflessioni pro, e per questo più che riflessioni appaiono propaganda perché la Corte Costituzionale completi l’opera annunciata con l’ordinanza n. 207/2018”.

Lo scrive in una nota il Centro studi Rosario Livatino (di cui il vice presidente è il magistrato leccese Alfredo Mantovano, giudice della Corte di Cassazione) a proposito delle “riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito” diffuse dal Cnb.

“Vari e di rilievo sono i punti inaccettabili nel testo del parere: inaccettabile è la posizione che propone di distinguere fra l’aiuto al suicidio e l’eutanasia: come se uccidere in via diretta un essere umano o prestargli ausilio per togliersi la vita fosse qualcosa di diverso dal punto di vista sostanziale, etico e giuridico”.

Viene giudicato, inoltre, “inaccettabile” poi “l’autodeterminazione quale unico criterio di riferimento, in linea con quanto sostenuto dalla Consulta: come se dignità e autodeterminazione fossero la stessa cosa”.

“È contraddittorio il richiamo alle cure palliative, se poi viene giustificata la strada dell’aiuto al suicidio - aggiunge il Centro studi intitolato al magistrato ucciso dalla mafia -. La parola passa a un Parlamento che finora ha dormito. Si lamenta di frequente l’invasione del terreno legislativo da parte della giurisdizione o di realtà terze: ci sono ancora pochi giorni perché Camera e Senato dimostrino non solo di non volere l’inserimento del suicidio assistito nel Ssn, ma anche di non accettare il proprio conseguente suicidio come istituzione”.

 

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