Ogni estate milioni di persone si recano a Medjugorje in ricerca di quella particolare atmosfera di pace e preghiera che la località, situata tra le colline della Bosnia-Erzegovina offre a chi vuole avere una forte esperienza di fede.
Da maggio, quando è caduto il divieto per sacerdoti e vescovi di organizzare i pellegrinaggi, il numero dei fedeli in arrivo è aumentato. Come quello degli ospiti illustri. Quest’estate tra le colline di Krizevac sono venuti il cardinale vicario del Papa per la città di Roma Angelo De Donatis, mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione e mons. Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste.
“Un segno del legame tra Medjugorje, la Chiesa universale e la Santa Sede” - spiega mons. Henryk Hoser, Visitatore apostolico di carattere speciale per la parrocchia. E mentre non ci sono novità sullo stato di Medjugorje, stabilito dalle autorità ecclesiali, sono stati fatti molti passi in avanti nell’accoglienza dei pellegrini grazie anche alla missione di mons. Hoser nella località balcanica.
Mons. Hoser ha già un’esperienza di oltre un anno in Medjugorie. Che cosa è cambiato in questo tempo? Quali sono le sue impressioni?
Questa è la mia seconda missione in Medjugorje. Due anni fa sono venuto per la prima volta per conoscere la situazione e da un anno sono residente qui come visitatore apostolico di carattere speciale. Direi che non ci sono cambiamenti spettacolari ma è cambiato lo sviluppo organico di Medjugorje come fenomeno ecclesiale e pastorale. Il mio lavoro è sviluppare la pastorale di Medjugorje e assicurare che i pellegrini ricevano una buona accoglienza, non solo logistica ma soprattutto spirituale. Si tratta di una sfida molto difficile perché il numero dei pellegrini provenienti da tutto il mondo è molto elevato, hanno bisogno di essere accompagnati nelle loro lingue-madri. Noi abbiamo 16 cabine di traduzione simultanea per le liturgie e le catechesi.
Ci sono delle stime riguardo al numero delle persone che ogni anno si recano a Medjugorie? Che cosa li attira?
Il numero è certamente in crescita, secondo noi la cifra è intorno ai tre milioni di persone all’anno, il flusso maggiore è d’estate ma ci sono pellegrini durante tutto l’anno. È difficile spiegare che cosa li attira, non è una cosa tangibile, la gente cerca una realtà spirituale che riesce a trovare qui nei momenti di preghiera, l’adorazione eucaristica, la meditazione della Parola di Dio, il sacramento della confessione che è tipico di Medjugorje. La maggior parte dei fedeli arrivano dall’Italia e dalla Polonia ma ci sono anche molti visitatori locali, dalla Bosnia-Erzegovina e dalla Croazia, dai Balcani. Questa atmosfera di pace e silenzio, di momenti con il Signore li attira, stanno vivendo forti esperienze di fede, si riavvicinano a Dio e molti ritornano portando i loro amici.
Eccellenza, lei abita accanto alla chiesa di San Giacomo affidata ai frati minori francescani. Lei ha anche poteri di ordinario, come viene amministrata e organizzata la parrocchia?
La parrocchia funziona grazie all’impegno continuo di tante persone, prima di tutto dei presbiteri – a Medjugorje lavorano 13 sacerdoti francescani che in casi di grandi gruppi di pellegrini contano sulla presenza di altri frati o sacerdoti diocesani della diocesi di Mostar-Duvno. Un aiuto viene anche dai sacerdoti che accompagnano i vari gruppi. Il focus è sulle confessioni ma si fanno anche dei ritiri, Medjugorje è famosa per i ritiri con digiuno in cui per una settimana le persone rimangono solo a pane ed acqua. Abbiamo un programma settimanale molto ricco, al mattino ci sono le messe nelle varie lingue e le catechesi mentre nel pomeriggio si recita il rosario e la messa vespertina con una riflessione. Tre volte a settimana c’è l’adorazione al Santissimo Sacramento e una volta la venerazione della croce. Poi ci sono i due colli – Krizevac (montagna della croce) dove c’è una croce molto grande e le persone salendo fanno la Via crucis e Podbrdo sul quale si trova la statua della Madonna e nella salita incontrano i misteri del rosario.
La Bosnia-Erzegovina è un Paese martoriato da molti punti di vista, secondo Lei un luogo come Medjugorie è una risorsa per il Paese?
Senza dubbio molte persone conoscono la Bosnia-Erzegovina grazie a Medjugorje, una località famosa che influisce in modo molto positivo sulla vita sociale con il culto diffuso verso Maria, Regina della pace. I Balcani hanno vissuto delle terribili guerre fratricide con tante vittime e il ricordo della guerra è ancora molto vivo, per questo la promozione della pace insegna a chi vive qui la convivenza pacifica. Nel Paese ci sono persone di etnie e religioni diversi, di tre gruppi distinti: musulmani, ortodossi e cattolici e Medjugorje propone a tutti questa chiamata per la pace e l’unità nazionale.
Qual è lo stato di Medjugorie? Ancora non è un santuario mariano riconosciuto dalla Santa Sede?
Lo stato di Medjugorje negli ultimi anni non è cambiato, io ho ricevuto il mandato dal Santo Padre e sono in contatto regolare con la Segreteria di Stato alla quale riferisco di tutte le attività, la situazione, il suo sviluppo ecc. Medjugorje non ha finora un titolo di santuario mariano, c’è solo la parrocchia di Medjugorje che non è né santuario nazionale, né diocesano. Questo titolo non è ancora stato attribuito a Medjugorje.