La tela di Ugo - che già fa bella mostra di sé nello studio privato dell’arcivescovo Michele Seccia - sembra essere stata, a conclusione di una mattinata emozionante, la sintesi perfetta di un incontro, di una festa, di un Natale autentico.
Cronaca di una giornata a colori, non solo per quelle pennellate, arcobaleno di speranza ma soprattutto per i volti felici, il palpito e le lacrime dei familiari, la gioia degli operatori e soprattutto i sorrisi, i salti, gli applausi, i canti dei ragazzi. Nessuna comparsa nel “Dopo di noi” di via Cimarosa a Lecce ma, tutti protagonisti intorno all’altare per celebrare un Natale davvero speciale.
Così, ieri mattina mons. Seccia si è ritagliato una bella fetta del suo tempo per stare con loro, pregare con loro e a modo loro, portare loro il calore della comunità, per dire loro che li pensa e li ama. Se li è abbracciati tutti, ad uno ad uno, senza freni ma con la stessa passione paterna (forse anche qualcosa in più) alla quale ci ha abituato da quando è nel Salento.
Ha celebrato una bella messa con don Michele Marino, parroco del Sacro Cuore nel cui territorio si trova la casa famiglia e con don Nicola Macculi, il direttore della Caritas diocesana. E ha portato all’altare proprio quelle gioie e quelle sofferenze che fanno parte della vita di ciascuno.
I canti della corale del Sacro Cuore hanno fatto da cornice all’atmosfera fraterna e festosa del Natale. Poi i doni: la sofferenza generosa che vive la carità perché purtroppo c’è sempre chi sta peggio e il regalo all’arcivescovo che ha mantenuto la promessa appena tornato a casa: “quest’opera di Ugo sarà affissa alle pareti dell’episcopio insieme con i quadri più antichi già presenti”. Ed è stato così: basta andare a trovarlo per verificare.
Patrizia, Gianfranco, Andrea, Dario, Gianfranco, Luisa, Claudia, Giuliana, Arcangelo, Francesco, Nino con tutti gli altri e con i loro angeli custodi (Maria Grazia a capeggiar la schiera) hanno lavorato per settimane per preparare l’evento e hanno fatto Natale: forse per parecchio tempo riusciranno a conservare nell’ingenua memoria l’immensità di quegli attimi di bellezza infinita.
Quel quadro, a prima vista incomprensibile, è il “vocabolario della vita” del “Dopo di noi” di Lecce, ha spiegato Danilo mentre Ugo, l’artista della casa, lo donava orgoglioso a mons. Seccia. (v.p.)
Servizio fotografico di Arturo Caprioli.