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“Ognuno di noi è diverso, dobbiamo stare più insieme, non vivere accanto. La diversità è il sale della vita.” (don Luigi Ciotti).

Educatori, catechisti, formatori, animatori di gruppi, parroci: alle loro cure e alla loro responsabilità è affidato il cammino di maturazione umana delle giovani generazioni. Di bambini, adolescenti, giovani che gradualmente hanno il compito - spesso trascurato - di dare senso della loro vita e costruire la “personalissima” carta dei valori.

Quest’opera di definizione della propria identità, per loro, come per ciascuno di noi, poiché siamo ontologicamente esseri relazionali, non può prescindere dal dialogo con l’alterità e dall’accoglienza della propria e dell’altrui diversità. È a partire dall’incontro con la diversità di chi ha una disabilità intellettiva e dal dialogo faccia a faccia con chi è fuori dai criteri contemporanei dell’efficientismo e del successo, con i quali ci si confronta costantemente, che la Fondazione Div.ergo-Onlus di Lecce organizza fin dal 2011 percorsi culturali e momenti di riflessione guidati per gruppi di scuola e di catechismo, con itinerari specifici per le varie fasce di età, dai 9 ai 18 anni.

L’esperienza, denominata “A scuola di diversità”, nasce dall’enorme patrimonio relazionale che il lavoro quotidiano e la collaborazione tra artisti con disabilità e volontari ha fatto emergere e che, a Lecce, è riconosciuto come un bene collettivo della città, come testimonianza di un’inclusione sociale, che non nasce dall’assistenzialismo, ma dalla reciprocità dello scambio di beni relazionali. In ciascun itinerario, della durata di tre ore, ci si guarda in faccia e si lavora su se stessi in gruppo. Si finisce col riscoprirsi fragili, bisognosi dell’altro, deboli e per questo disposti ad abbandonare l’autosufficienza e ricercare chi può diventare per noi amico, fratello/sorella, partner: un cambio di prospettiva e di paradigma che è possibile solo lì dove sono presenti testimonianze concrete di esperienze in cui le ferite di un limite fisico, cognitivo, caratteriale sono feritoie attraverso cui poter concepire la vita in modo veramente umano. E questo perché è importante parlare la lingua delle giovani generazioni, che confidano su ciò che è tangibile, credibile e visibile piuttosto che sui discorsi e sugli astratti ideali.

Tanti sanno parlare benissimo intorno alla diversità come ricchezza, argomentare che ognuno di noi è unico ed irripetibile, che dobbiamo accettare i nostri limiti, ma la routine quotidiana, l’incontro a tu per tu, il dialogo si incepperanno sempre nei difficili meccanismi del pregiudizio, della fatica di comprendersi, del non resistere alla pressione di conformità della consuetudine sociale. Difficile farlo da adulti, quando le posizioni si radicalizzano e il pensiero si fa più rigido, o più “coerente” che dir si voglia, più facile favorirlo tra i più giovani. Parlando la lingua della vita, però. E un modo è andare con loro… a scuola di diversità.

https://www.divergo.org/it/scuola-di-diversita

 

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