La vita è bella, nonostante le cadute, gli errori, le tante sofferenze.
Una storia che tocca il cuore, commuove, fa riflettere quella consegnata nelle mani e al cuore di Papa Francesco da fra Sebastiano Sabato, parroco di Sant’Antonio a Fulgenzio a Lecce, in occasione della partecipazione, in compagnia del ministro provinciale Padre Paolo Quaranta, all’udienza generale del mercoledì in Piazza San Pietro.
Uno scorcio di vita vissuta, sintetizzata nella lettera di un detenuto presso la casa circondariale “Borgo San Nicola” di Lecce e accompagnata da un dialogo epistolare col frate, fino a poco fa docente di religione cattolica in carcere, ma soprattutto suo fratello spirituale: «è stato in quel periodo - scrive fra Sebastiano - che ho conosciuto Cesare, uno dei tanti fratelli che purtroppo, ogni giorno, sono costretti ad osservare i raggi del sole che filtra attraverso le sbarre delle proprie celle».
La storia di Cesare, un’esistenza, citando le sue parole, “abbastanza lontana da poter definire da perfetto cattolico”, in carcere da cinque anni e in attesa di una sentenza. Lontano dal mondo, dalla famiglia, dall’affetto dei figli, ci sorprende e si sorprende: “ogni giorno mi meraviglio di iniziare la giornata sempre con un sorriso. E sa perché? Ho conosciuto il Signore!”, scrive al Santo Padre.
Non uno tra i tanti anonimi incontri, ma l’incontro con Cristo, che cambia la vita, che segna la svolta, che dona senso e significato alla propria esistenza, che trasforma, rafforzati da una fede che è slancio d’amore puro e disinteressato.
Un’esperienza da raccontare e da condividere. Un Dio che si fa trovare, forse in un luogo triste e buio, che crea occasioni di ascolto e di relazioni inattese come quella con Sebastiano, frate minore, un Dio che indica nuove strade da percorrere, illuminate da una nuova luce che è vita, che dà la vita. E che riaccende per tutti gli uomini la speranza!
Da Lecce a Roma, la consegna di un messaggio, che diventa sinergia d’amore, che abbatte distanze, muri e le sbarre di un carcere, per riscaldare quelle celle grigie e indicare alla fine di quel corridoio sofferto e angosciante una via di uscita, la possibilità di ricominciare, di amarsi e di amare!