“Quella carezza della sera” ha funzionato ancora. Di notte, al Pronto soccorso dell'ospedale di Copertino ha spopolato il più grande (forse l’unico) successo dei New Trolls. E questa volta non dalle cuffie bluetooth di qualche nostalgico perennemente collegato a Spotify.
Il dott. Antonio Marzo ha pensato bene di “alterare” la terapia aggiungendo ai soliti farmaci anche la hit degli anni ‘80 per andare in soccorso ad una nonnina giunta in ospedale “con febbre, disidratata - racconta il doctor sul suo profilo Fb -, in anamnesi decadimento cognitivo con amnesia. "‘Non ricorda neppure come mi chiamo’, sussurra la figlia con sguardo dispiaciuto all'arrivo in ospedale”. Della serie, come umanizzare la medicina canticchiando vecchi motivi.
“La teniamo in osservazione - continua il medico salentino originario di Salve, di turno quella notte nel nosocomio lecce - prima che salga su in reparto. Per fortuna c'è il posto disponibile. Osserva l'ambiente silenzioso, illuminato, senza proferire parola o lamento. Tende ad addormentarsi ma crudelmente la risvegliamo per controllarne la vigilanza. Sorride.
Non sa a chi, ma sorride. Percorro il lungo corridoio del reparto e involontariamente comincio ad intonare a voce alta il ritornello di una canzone degli anni '80, di cui non conoscevo neppure il titolo. Una, due volte sempre lo stesso”.
Poi l’incredibile sorpresa: "‘La signora ha intonato la canzone che cantavi tu poco fa, mi riferisce Stefania, attenta osservatrice. ‘Non ci credo’, rispondo incredulo. Per verificare, mi reco nell'ambulatorio e con la scusa di lavarmi le mani, ricanto con voce sommessa il ritornello. L'incredulità si trasforma in realtà, gioia, speranza, passione, convinzione che la medicina non è solamente diagnosi e terapia, ma è tanto altro, che va oltre la fredda comunicazione di diagnosi, di terapia, di ricovero, di guarigione, di morte”.
“Mi avvicino - continua soddisfatto il medico -, mi riguarda con sospetto. La invito a cantare. Accetta.
Lo facciamo insieme, è contenta. La salutiamo mentre lascia il nostro reparto e con un piccolo gesto di saluto ci risponde, riempiendoci di tanta gratificazione”.
Finisce qui. Anzi no: la riflessione commossa del dott. Marzo è d’obbligo. Tutti i salmi finiscono in gloria e tutte le favole hanno la morale.
“Sono bastati pochi istanti - conclude -, un atto terapeutico diverso, usato offlabel, per rendere migliore la permanenza in ospedale. Le abbiamo dato l'opportunità di ritrovare e magari ringiovanire per un istante la sua memoria, ormai logorata dall'età, e di riportarla a quei tempi che, forse, hanno segnato un bel ricordo nella sua vita”.
E infine intona quella canzone (VIDEO) della quale non ricordava nemmeno il titolo: "Non so più se mi manca di più quella carezza della sera o quella voglia di avventura voglia di andare via di là”.