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Riconsegnate al parroco don Antonio Bruno, alla vigilia della Settimana Santa, sei delle otto “frasche floreali d’altare”, identificate anche come “palme d’argento” che decorano l’altare maggiore della cattedrale di Lecce nelle solennità liturgiche.

Erano state affidate da don Antonio per un robusto intervento di restauro a tre maestri orafi ad Antonio Perrone e ai fratelli gallipolini Flavio e Carlo Tricarico, i primi due docenti del Liceo artistico di Lecce e già autori del pastorale in legno e argento che la diocesi ha regalato all’arcivescovo Seccia il giorno del suo ingresso a Lecce, il 2 dicembre 2017. Ora restano da restaurare le quattro “frasche” grandi ma intatnto le prime sei faranno bella mostra di sé già nella Domenica delle palme.

Le” frasche floreali” della cattedrale di Lecce in argento sbalzato e cesellato ad alto rilievo, rappresentano un’opera di notevole pregio storico artistico per la qualità tecnica ed esecutiva e per il significato che i fiori ed i germogli rappresentano per la vita cristiana. E il restauro è stato per i maestri anche l’occasione per realizzare una ricognizione storica dei preziosi arredi sacri, vere è proprie opere d’arte.

Come si evince dalla punzonatura, l’autore è Andrea Russo da Napoli 1794, bottega argentiera napoletana; realizzazione presunta, tra ultimo decennio del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Si tratta di opere in argento da 6/10 di spessore, titolo 834/1000, sbalzato e cesellato ad alto rilievo, rinforzato posteriormente con struttura ramificata in tondo di ferro da 8mm., legati insieme da bulloni a testa tonda. La forma della decorazione floreale e racchiusa graficamente in un’ellisse.

 

Stato di conservazione

Dal primo esame delle opere si è subito deciso che si dovesse procedere ad un nuovo intervento conservativo e di restauro in quanto, l’argento, che in buona fede, era stato verniciato erroneamente con vernice trasparente bicomponente, aveva tolto e snaturato l’antico splendore al pregiato metallo e tra l’altro, non è assolutamente adatta al processo conservativo dell’argento, si era infatti nel tempo puntualmente ingiallita e cristallizzata. Poi subito si è constatato un altro grave errore, la presenza di saldature effettuate con lo stagno (per alcune parti che si erano rotte o staccate), che “imbastardiscono” l’argento. Inoltre alcune foglie ed alcuni elementi floreali erano staccati e mancavano di alcuni pezzi andati persi. Infine i telaietti in ferro, struttura portante delle lastre, legate da bulloncini a testa tonda filettati, erano arrugginiti e più di qualcuno si era rotto e staccato dalla lastra.

Intervento di restauro

Prioritario ai fini del restauro è stato lo smontaggio dei telai in ferro dalle lastre d’argento, tale struttura portante tenuta insieme da bulloncini a testa tonda filettati e da ribadini, gli stessi sono stati sostituiti e realizzati in argento tutti nuovi, perché deteriorati e di vari materiali con la tecnica della microfusione e filettati a mano. I telai quindi, sono stati disossidati, saldati e opportunamente trattati con vernice ferro micacea e successivo strato di vernice metallizzata di colore argento.

Le lastre d’argento, invece, sono state sverniciate a fuoco e ripulite in buona parte dello stagno presente su alcune giunzioni. Successivamente se ne è asportato il resto con le molette e le spazzoline opportune per avere la possibilità di saldare con lega in argento ad alto titolo senza eventuali danneggiamenti che la presenza dello stagno potesse arrecare. Sono state inoltre realizzate e ricostruite alcune foglie e ad alcuni fiori sbalzati e cesellati ad alto rilievo nel rispetto stilistico dell’epoca e dell’autore con l’ausilio anche di alcuni calchi, da noi creati in modo opportuno, per le parti mancanti.

Infine, le frasche sono state decappate e imbianchite con opportuno e non aggressivo disossidante poi sciacquate in abbondanza, sono state asciugate. Quindi, spazzolate e lucidate a specchio tornando così al loro aspetto originario.

Poi il relativo assemblaggio finale tra i telaietti in ferro e gli sbalzi in argento con i suddetti bulloncini nuovi a testa tonda, in argento, filettati a mano e stretti con dadi in acciaio inox. Come trattamento protettivo finale e conservativo è stato usato argentil che si consiglia di usare periodicamente, onde evitare la formazione di solfuro d’argento, alla prima comparsa di brunitura delle lastre.

 

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