Ieri sera la cattedrale di Lecce, gremita in ogni ordine di posto, ha radunato intorno al all’arcivescovo Michele Seccia, il clero diocesano per la celebrazione della intensa e alquanto suggestiva messa crismale e della benedizione degli oli sacri, degli infermi, dei catecumeni e il sacro crisma.
Tanti i partecipanti raccolti in preghiera. Rilevante la presenza di giovani ragazzi, prossimi al sacramento della Cresima, che hanno accolto l’invito del loro pastore.
Sulla linea delle indicazioni contenute nella Lettera Pastorale “Ascolta Popolo mio”, questa celebrazione ha inteso coinvolgere, in maniera più partecipativa, tutto il popolo di Dio, unito nell’ascolto e nella preghiera dall’unzione battesimale, ai suoi pastori per un momento così rilevante dell’anno liturgico.
Il clero, seguito dall’arcivescovo, ha fatto il suo ingresso in cattedrale sulle note di “Vi darò pastori” a cura del coro polifonico diocesano, un inedito del maestro di cappella della cattedrale di Lecce, Antonio Calabrese.
Un’atmosfera intensa di attesa per le parole dell’arcivescovo. Visibilmente emozionati e coinvolti i giovani seminaristi della diocesi che hanno curato il servizio liturgico, attentamente guidati dal maestro delle cerimonie mons. Giancarlo Polito, da don Vito Caputo e da don Mattia Murra.
Il saluto e l’invito di apertura dell’arcivescovo «Celebriamo questo oggi, che risuona nelle parole del Vangelo, celebriamolo con fede, riscoprendo l’attualità di questo tempo di Dio che per l’uomo si realizza ogni volta che la Parola ci incontra nelle esperienze di vita, di fede, di famiglia di Dio, di comunione e di comunità che cammina nel tempo».
Il pastore pone immediatamente l’attenzione sul significato dei segni di questa liturgia, dell’olio e della consacrazione del sacro crisma: «Segni che ci fanno riscoprire la nostra origine e la nostra dignità: l’inizio della nostra vita di fede con il battesimo, divenendo figli di Dio e membri della Chiesa; la dignità della nostra vita cristiana che cresce, matura e si plasma attraverso i sacramenti». Da qui l’importanza del ruolo della famiglia come primo educatore nel cammino di fede.
«Il segno della purificazione dell’acqua e il segno della consacrazione dell’olio». Un linguaggio semplice quello dell’arcivescovo rivolto, con particolare attenzione a coinvolgere anche i numerosi ragazzi presenti: «Pensate un po': mentre l’acqua ci scivola addosso, l’olio ci impregna nella nostra fede. Ecco il segno della consacrazione, il sigillo che Dio pone affinché i suoi figli sentano sulla propria pelle, penetrando sino ai pori, di essere consacrati, di essere stati scelti, pensati, voluti, chiamati sin dalla nascita alla vita, per essere e ricevere un’identità, entrando nella storia in cui Dio è perennemente presente. Un’identità da riscoprire e non da dimenticare. Chiedere il battesimo non è un atto di tradizione, né tantomeno di superstizione, ma rischia di diventare tale quando, per esempio, ai bambini a casa non si insegna a fare il segno della croce, non preoccupandosi della loro crescita».
Non si rinasce dall’acqua, ma dallo Spirito, ecco il significato dell’olio che «entra nelle nostre vite, segno di consacrazione per diventare un sacrificio gradito al Padre. Non ridete - aggiunge teneramente rivolgendosi ai giovani - l’olio prepara anche un buon arrosto! Siamo coinvolti con tutte le fibre del nostro corpo. La benedizione degli oli e la consacrazione del crisma ci ricorda proprio questa appartenenza, sono il segno dell’amore e della misericordia di Dio».
Prima della benedizione degli oli, di grande attualità il riferimento al flagello della xylella, chiedendo una supplica a Dio, una preghiera «perché i problemi della terra sono i nostri. La preghiera, se ci crediamo, è efficace: preghiera di fiducia e di abbandono col “Padre nostro”. Abbiamo bisogno di pregare, per sentirci insieme, uniti, consacrati e partecipi dell’unico corpo e dell’unico sangue del nostro Signore: ecco l’Eucarestia fondamento e culmine della nostra fede».
In conclusione l’affidamento a Maria santissima e l’augurio di «accogliere, come lei, il dono dello Spirito, segnati dall’olio che ci consacra per divenire tempio vivente e testimoniante del corpo di Cristo, che fa di noi una sola Chiesa, un unico sacramento di Cristo nella storia».
Dopo che il clero presente ha rinnovato le promesse della consacrazione a Dio, la presentazione degli oli: nell’atto della benedizione del crisma, l’arcivescovo Michele Seccia vi ‘alita’ sopra, ripetendo il gesto di Gesù risorto nell’incontro coi suoi apostoli: «soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo».
Senza Spirito non c’è Cristo. Senza Spirito non c’è Chiesa. Senza Spirito non ci sono figli di Dio. Lo Spirito ci impregna come olio, unge la nostra pelle, è balsamo per il nostro cuore. E il suo profumo ieri sera ha inebriato e avvolto la Chiesa di Lecce.
Le foto della gallery sono di Samuele Dell’Onze.