Domani 29 maggio ricorrono otto anni dalla morte dell’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi. E mentre fervono i preparativi per il ritorno a Lecce della sua salma che ora riposa ad Alberobello, l’arcivescovo Michele Seccia presiederà alle 19 un’eucaristia in suo suffragio.
Il ricordo di mons. Cosmo Francesco Ruppi rimane, ed è certamente destinato a rimanere, indelebile nella nostra Comunità ecclesiale e l’anniversario della sua morte ravviva ancor più la memoria della sua dinamica, articolata e profonda attività pastorale. Rileggere i tantissimi eventi realizzati nel suo ministero leccese, offre la possibilità di cogliere la sua poliedrica figura umana ed episcopale.
“Sento nel mio cuore una grande confusione al pensiero di dover iniziare in questa veneranda Chiesa Metropolitana il mio nuovo servizio episcopale…, ma sento viva la forza dello Spirito”, dichiarò nell’Omelia del suo ingresso il 29 gennaio 1989.
Cinquantacinquesimo vescovo sulla Cattedra di S. Oronzo, ha profuso un impegno notevole nel rinnovamento conciliare: “Sono diventato sacerdote sette anni prima del Concilio, di cui ho seguito i lavori da giornalista, e poi, man mano che la mia vita è andata innanzi, ho cercato di capirlo e, per quello che mi è stato possibile, di viverlo. Direi che un’esperienza preconciliare non l’ho avuta, perché, essendomi formato nella metà degli anni ’50 e avendo assorbito la Mediator Dei e la Mystici Corporis, ero preparato al rinnovamento.
Certamente aver vissuto la stagione conciliare prima da giornalista, poi da studioso e da docente mi è servito molto per capire che il dono più grande che il Signore ha potuto fare alla sua Chiesa in questo secolo è stato il Vaticano II”, dichiarava nell’ottobre 1989 al periodico “Vita Cristiana”.
Tanta e multiforme la sua operosità: “Cerco di intervenire su tutti i problemi che riguardano l’uomo e il territorio del Salento. Intervengo non come persona, ma come Vescovo, come successore degli Apostoli e come rappresentante della Chiesa di questo territorio. Oso dire che la voce della Chiesa è una voce ascoltata; non so se sempre si attua ciò che noi diciamo, ma la nostra è certamente una voce autorevole perché rappresenta una Comunità. Spero che non soltanto il problema del doppio binario, ma anche quello dell’occupazione, della sicurezza civile, della elevazione sociale del Salento e tutti gli altri problemi possano trovare una soluzione positiva”, precisava poi, tre mesi dopo, sulla stessa rivista trimestrale.
Nel segno del suo forte amore per la nostra terra, prossimamente, proprio come egli fece con la salma del suo predecessore mons. Michele Mincuzzi traslandola nella cripta del Duomo il 26 ottobre 1998, il suo corpo sarà sepolto nella Cattedrale leccese.
Lo aveva chiesto egli stesso nel Testamento. Per la prossimità dell’amore. Il giorno del suo ingresso a Lecce non aveva dichiarato: “Per tutti sento di dover essere amico, fratello e padre”?