È stata una vigilia di Pentecoste del tutto singolare, quella vissuta ieri sera nella Cattedrale di Lecce, presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia con la corale partecipazione di tutto il presbiterio diocesano e religioso e arricchita dalla presenza dal collegio dei diaconi e da una nutrita rappresentanza delle suore e del laicato della diocesi.
La celebrazione, trasmessa in DIRETTA da Portalecce e da Telerama, è stata occasione propizia per vivere, a compimento del tempo pasquale, la celebrazione con la consacrazione del Crisma e la benedizione degli Oli. Un’autentica manifestazione della Chiesa locale nelle sue multiformi espressioni e che a motivo della pandemia non si era ancora celebrata.
La comunità leccese, insieme al suo pastore, ha fatto l’esperienza del cenacolo: unita, ad attendere il dono dello Spirito, per riscoprirsi inviata a portare il messaggio della salvezza che viene dal Vangelo.
Tre i luoghi teologici che hanno segnato questa importantissima celebrazione: la ricchezza della Parola, la rinnovazione delle promesse sacerdotali da parte dei presbiteri e la benedizione degli olii.
Il Signore non cessa di parlare ai suoi discepoli e a volere che la sua chiesa possa riscoprirsi comunità attenta ai segni dei tempi; ciò è possibile solo se la Parola plasma la vita dei cristiani.
Ha evidenziato a tal proposito Seccia nell’OMELIA : “L’acclamazione Parola di Dio che richiama la nostra attenzione, ci induce ad invocare lo Spirito Santo perché quanto abbiamo ascoltato durante questa celebrazione, diventi esperienza di fede, impegno di fedeltà, programma di vita non solo per noi stessi, ma anche per tutti coloro che intendono approfondire la Parola di Dio ed impegnarsi a vivere la fede nella vita quotidiana”.
Il momento culminante si è avuto subito dopo l’omelia quando l’arcivescovo ha invitato i sacerdoti a rinnovare le promesse compiute davanti al proprio pastore nel giorno della ordinazione presbiterale, impegnandosi, in tal modo, alla fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al popolo che sono stati chiamati a servire.
Da qui, la preghiera che il vescovo ha chiesto al popolo affidato alle sue cure, perché possa essere fedele al ministero episcopale a cui è stato chiamato
“Pensiamo anche alla comunione reale ed indispensabile tra il vescovo e i presbiteri - incalza Seccia -, tra i presbiteri e i laici perché possiamo essere insieme anima e lievito della nostra azione pastorale; questa comunione si manifesta nel modo più completo in ogni celebrazione eucaristica e, in modo speciale, nella benedizione degli Oli: fa di noi una comunità di uomini e donne segnati dall’unzione spirituale per formare il popolo santo di Dio”
Al canto dell’“O Redemptor sume carmen” gli olii del Crisma (consacrato con l’aiuto del presbiterio), dei catecumeni e degli infermi sono stati presentati all’arcivescovo che una volta benedetti li ha ri-donati idealmente (avverrà in maniera concreta secondo un CALENDARIO VICARIALE (già diffuso) alla comunità ecclesiale perché possano essere segno di santificazione per il suo cammino.
Continua l’arcivescovo: “noi siamo tutti partecipi, seppur a titolo diverso e per una diversa funzione, della stessa unzione del Cristo, di cui ci ha parlato il Profeta nella prima lettura e Luca nel brano evangelico, insistendo sull’OGGI salvifico di Cristo”.
Al termine dell’omelia il pensiero ai sacerdoti novelli da poco entrati nel presbiterio, il ricordo per quanti sono entrati nella Pasqua eterna, la gratitudine per le tappe dell’episcopato che hanno segnato la chiesa salentina e gli auguri ai confratelli che hanno compiuto o compiranno i 25 o i 50 anni di sacerdozio sono stati preludio allo scorrere di una serata animata dal soffio dello Spirito e che ha segnato la storia della Chiesa di Lecce.
Servizio fotografico di Arturo Caprioli.