Il convegno “Per la Chiesa e la città. Laici impegnati tra memoria e le sfide del futuro”, che ha avuto luogo, lo scorso 24 giugno, in occasione dei 150 anni dalla fondazione dell’Azione cattolica diocesana, del quale Portalecce ha raccontato tanto la preparazione, quanto i momenti essenziali del suo svolgimento, non è stato un’occasione meramente celebrativa.
Attraverso gli interventi che si sono susseguiti, esso ha infatti offerto spunti di riflessione e tracce di un orientamento pastorale per l’Azione cattolica, ma anche - più in generale - per il laicato cattolico posto davanti alle sfide del tempo presente.
Il presidente diocesano Mauro Spedicati, nel suo intervento introduttivo (SCARICA IL TESTO INTEGRALE), che a tratti ha emozionato i tantissimi presenti nella basilica del Rosario, ha rievocato alcune tappe della storia dell’associazione, intrecciata profondamente con quelle della Chiesa e della città di Lecce, per offrire spunti e prospettive utili nell’attualità del servizio associativo. In particolare, ricordando gli inizi della vita dell’associazione, costituita nel 1873 da un primo nucleo di sole quarantacinque persone, e soffermandosi poi su alcuni dei momenti più difficili (come durante il ventennio fascista) e più esaltanti (come quelli del protagonismo - anche politico - del laicato leccese nel secondo dopoguerra), Spedicati ha inteso suggerire la necessità che l’Azione cattolica continui a valorizzare la ricchezza costituita dai tanti, donne e uomini, giovani e ragazzi, che ogni anno aderiscono alle sue proposte, evitando di “chiudersi” in se stessa o tra le mura della parrocchia, per aprirsi - viceversa - alla città e ai bisogni di tutte le persone incontrate sul cammino. Il presidente diocesano, rievocando poi la luminosa schiera di sacerdoti assistenti nominati nel corso dei decenni dai vescovi di Lecce, ha dedicato parte della sua riflessione alla necessità - tanto per i laici, quanto per i sacerdoti - di continuare a curare la dimensione della corresponsabilità, che rende l’esperienza associativa davvero feconda per la vita di tutta la comunità.
Il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano ha, invece, inquadrato le celebrazioni per i 150 anni dell’Ac di Lecce in una dimensione più ampia, che delinea gli orizzonti dentro cui oggi l’associazione si muove, tanto dal punto di vista ecclesiale, quanto da quello sociale. Notarstefano ha dapprima focalizzato l’attenzione su alcuni temi che soprattutto le giovani generazioni (i giovani delle nostre parrocchie, ad esempio) toccano con mano: dalla forte necessità di mobilità richiesta dal mercato del lavoro, che si scontra con il desiderio, radicato in tanti, di contribuire alla crescita del proprio territorio; al divario economico, che appare in aumento, tra le regioni del centronord e quelle del sud, con le conseguenze sociali che esso comporta. Da questo punto di vista - ha affermato il presidente - il carattere nazionale dell’Azione cattolica può giocare un ruolo importante, perché il suo radicamento in ogni realtà locale può contribuire ad accorciare le distanze e alleviare lo straniamento di chi è chiamato a spostarsi di regione in regione. Rispondendo così anche alle nuove esigenze di accompagnamento nella riscoperta (soprattutto per i giovani) della dimensione vitale della fede.
Due altri grandi temi, che si intrecciano e interrogano il laicato cattolico italiano, sono quelli della tenuta democratica delle nostre istituzioni e della pace internazionale. Sotto questi profili, a partire dal magistero sociale della Chiesa, dalle indicazioni di Papa Francesco e dal suo grande patrimonio di esperienza, l’Azione cattolica è chiamata a spendersi, “non per organizzare il consenso, ma per formare il consenso”. I meccanismi di partecipazione alla vita associativa, con le assemblee, i consigli, i ricambi triennali delle responsabilità, diventano quindi strumenti che aiutano le persone a pensarsi insieme, come un “noi” e non come un “io”; e ad aiutare la rigenerazione dell’associazione, che può così contribuire alla rigenerazione della partecipazione alla vita politica del Paese, anche attraverso le tante proposte formative specificamente indirizzate all’impegno socio-politico dei laici. Ancora, su questo punto, da non trascurare è il ruolo svolto dalla stampa associativa, e cattolica in generale, e il contributo offerto dagli istituti dell’Ac: quello intitolato a Giuseppe Toniolo, per il diritto internazionale della pace; e quello intitolato a Vittorio Bachelet, per lo studio dei problemi sociali e politici.
A legare tutte queste tracce di impegno, la grande esperienza del Sinodo che la Chiesa, dalla gerarchia ai laici impegnati a tutto il popolo di Dio, sta vivendo e che deve essere letta non solo come un tempo dello Spirito, ma anche come una grande occasione per rigenerare la vita delle nostre comunità. E in questo senso, ancora una volta, compito dell’Azione cattolica è quello di essere collante capace di tenere insieme istanze, bisogni, desideri di tutte le persone la cui vita essa è capace di toccare.