“Ha lanciato la politica della post-politica”. Così Paolo Pombeni, storico e politologo tra i più autorevoli, prova a sintetizzare il segno che Silvio Berlusconi lascia nella politica italiana. Ma avverte: ci vorrà del tempo per valutare nel merito la sua esperienza.
Berlusconi è stato indubbiamente un protagonista della vita pubblica italiana degli ultimi decenni. Questo ruolo in che termini si è manifestato?
Direi innanzitutto come fondatore del sistema della televisione privata in Italia. Non con una piccola emittente locale, ma con un’impresa in grado di fare concorrenza alla Rai. E basterebbe questo per definirlo un protagonista. Ma lo è stato in campo politico per aver intuito che c’era lo spazio per poter fondare un partito dal nulla. Fino alla nascita di Forza Italia tutto sommato si pensava che si potesse al massimo dare vita a qualche partitello minoritario, mentre invece Berlusconi ha fondato un soggetto politico che si è rivelato cruciale nelle dinamiche del sistema politico italiano. Poi è stato un presidente del Consiglio e un capo dell’opposizione di indubbio peso. Ci vorrà tempo per valutare nel merito quel che ha compiuto in questi ruoli. Di sicuro ha reso visibile l’importanza del culto della personalità in politica e ha costretto la sinistra e le altre forze a rincorrerlo su questo stesso terreno. Anche se poi sul versante alternativo a Berlusconi la personalizzazione della politica ha funzionato solo con Prodi.
In quali altri aspetti Berlusconi è riuscito a incidere in profondità nella vicenda del nostro sistema politico?
Metterei in evidenza in particolare due aspetti. Innanzitutto Berlusconi ha immesso e portato avanti idee slegate dalla tradizionale partizione della politica italiana. Sì, qualche volta ha un po’ giocherellato con il riferimento al liberalismo, ma in realtà la sua proposta era totalmente al di fuori delle coordinate che si erano fino quel momento sviluppate nel dopoguerra. Ha praticamente lanciato la politica della post-politica, se vogliamo utilizzare una formula sintetica.
L’altro elemento riguarda il discorso sul bipolarismo. In un sistema che sembrava refrattario a questo assetto - e in parte ancora lo è - Berlusconi ha creduto alla possibilità di ricondurre a due poli la frammentazione delle forze politiche.
Tutti si domandano che cosa accadrà adesso in Forza Italia e in quell’area politica…
Mi lasci dire con franchezza che in questo momento non lo sa nessuno. Certamente le cose non potranno andare avanti come prima. Bisognerà vedere se il fatto che Forza Italia detiene ancora un posto non piccolo nella geografia del potere convincerà i diversi soggetti in campo a mettersi d’accordo oppure si aprirà una lotta tra gli aspiranti successori. In questo secondo caso la situazione è destinata a deflagrare. Non mi riferisco tanto ai gruppi dirigenti, che cercheranno comunque di collocarsi di qua o di là, ma agli elettori. Bisognerà vedere quanti resteranno legati all’esperienza precedente e quanto prenderanno altre strade, per esempio nel terzo polo.