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L'aspetto positivo è che anche questa volta tutto dipenderà dall'uomo. L'aspetto negativo, purtroppo, coincide: sì, dipenderà dall'uomo.

 

 

Il discernimento è il punto centrale e tutto il dibattito sull'intelligenza artificiale questo l'argomento - alla fine può riassumersi in un interrogativo: quale dei due tratti prevarrà? L'impiego sapiente o l'uso dissennato? In altre parole, l'eterno dilemma della lotta tra bene e male. A cosa serviva la nitroglicerina, in che direzione dovevano condurre gli studi sulla fissione nucleare? La ricerca e le connesse innovazioni tecnologiche hanno implicazioni neutrali o presuppongono finalità più o meno implicite, chissà quanto taciute o dichiarate? Quesiti monumentali: non è la loro dimensione a impressionare, quanto - piuttosto - la difficoltà della risposta. Tuttavia occorre provarci. Vediamo.

Nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2024 che ricorrerà domenica 12 maggio, Papa Francesco rifugge dal catastrofismo. L'incipit è nel segno della fiducia, ricordando l'ammonimento - oltre un secolo fa - con cui Romano Guardini, teologo e scrittore, invitava a non irrigidirsi contro il “nuovo” nel tentativo di “conservare un bel mondo condannato a sparire”. Su quell'esempio, il Pontefice indica la direzione lungo la quale muoversi: “Il nostro posto è nel divenire”, cita testualmente. Ma occorre un cuore “incorruttibile”: i problemi, le sfide, le opportunità della tecnica, della scienza e della politica possono essere affrontati, risolti e sfruttati al meglio solo procedendo dall'uomo. “La sapienza del cuore - scrive Papa Francesco - è perciò quella virtù che ci permette di tessere insieme il tutto e le parti, le decisioni e le loro conseguenze, le altezze e le fragilità, il passato e il futuro, l’io e il noi”. Compito difficile, ma non si vive per restare a guardare.

Il dilemma, però, ricorre: va bene il cuore umano e incorruttibile, eloquente l'immagine dell'abitare il divenire, splendida l'idea di tessere insieme il tutto e le parti, l'io e il noi. La realtà, tuttavia, racconta quotidianamente i limiti del comportamento concreto: senza scomodare Jürgen Habermas, ci ritroviamo puntualmente al bivio tra l'agire strategico finalizzato al potere, piccolo o grande che sia, e quello comunicativo finalizzato all'intesa. O prevarichiamo o collaboriamo, in sostanza. “A seconda dell’orientamento del cuore, ogni cosa nelle mani dell’uomo diventa opportunità o pericolo”, ricorda il Pontefice. I riferimenti non mancano e le piattaforme telematiche per relazioni interpersonali diventano - a maggior ragione in questo periodo, segnato da eventi enormi e tragici - il primo approdo del ragionamento. “Della prima ondata di intelligenza artificiale, quella dei social media, abbiamo già compreso l’ambivalenza toccandone con mano, accanto alle opportunità, anche i rischi e le patologie - spiega Papa Bergoglio -. Il secondo livello di intelligenze artificiali generative segna un indiscutibile salto qualitativo”. Se la tecnologia evolve, non così l'uomo: le accelerazioni sono diverse. Lo scarto si fa sentire. Ed è lì che si annidano le insidie. Non è più l'uomo a governare la tecnica. È l'esatto contrario.

Papa Francesco lo sa, lo vede, lo scrive: “Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. La sfida che ci è posta dinanzi è di fare un salto di qualità per essere all’altezza di una società complessa, multietnica, pluralista, multireligiosa e multiculturale”. Compito alla nostra portata? Gli interrogativi si susseguono, il Pontefice li elenca tutti, incalza le coscienze, richiama ognuno alle proprie responsabilità. E nella Giornata delle comunicazioni sociali invita i giornalisti e tutti gli operatori dell'informazione a particolare attenzione. Il rischio è nell'edificazione - adesso per opera e virtù dell'intelligenza artificiale, complice la possibilità di ricreare elementi apparentemente veri ma totalmente falsi - di una casta privilegiata fondata proprio sul dominio informativo, strumento che spalanca le porte, se male utilizzato, a nuove forme di “sfruttamento e disuguaglianze”.

Così ci ritroviamo in bilico tra ulteriori manifestazioni di schiavitù e inediti spazi di libertà. Ancora una volta torna in ballo l'uomo. Cui tocca, già ora, la difficile impresa non più solo di governare il presente ma di riallineare il futuro, riportandolo in equilibrio e ribaltando il paradigma di una tecnica come forma di intelligenza superiore, tanto artificiale quanto capace di autogenerarsi e alimentarsi. Non è delle implicazioni positive che si discute, dal potenziale enorme, ma delle controindicazioni. E delle possibili degenerazioni. Abitare il futuro resta la massima aspirazione. Arriveranno dei codici, saranno posti dei limiti, nel mondo irraggiungibile del deep e dark web accadrà ancora di tutto. Ma è sulla pelle dell'uomo, sulla superficie del mondo, che si giocherà la partita decisiva. Tra luce e ombra. Tra giusto e sbagliato. Tra bene e male. “Spetta all'uomo decidere se diventare cibo per algoritmo”, conclude il Pontefice. Immagine tragica, messaggio forte e chiaro. Il rimedio è nella libertà con cui nutrire il proprio cuore, “senza il quale non si cresce nella sapienza”. Cuore, libertà, sapienza. Unire i puntini per la soluzione. Dovremo esserne capaci. Necessariamente.

 

*direttore Nuovo Quotidiano di Puglia

 

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