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Esplorare le correlazioni tra le esposizioni agli inquinanti ambientali e le conseguenze sulla salute dei cittadini, e provare a immaginare scenari possibili per integrare politiche ambientali e sanitarie.

 

 

 

 

Questo l’obiettivo del quarto Convegno nazionale “Curare è prendersi cura. Impatto ambientale e rischio sanitario, benessere e stili di vita”, promosso dall’Associazione italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma (Ail), con il patrocinio di ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, Regione Lazio, Roma Capitale, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Aieop, Fil, Gitmo, Sie e Sies.

Inquinamento e crescita tumori. Nel 2022, è stato spiegato, sono stati stimati a livello globale 20 milioni di nuovi casi di cancro e 9,7 milioni di decessi. Si prevede che nel 2050 i nuovi casi saranno oltre 35 milioni, con un aumento del 77% rispetto al 2022. Un aumento che riflette sia l’invecchiamento della popolazione, sia i cambiamenti nell’esposizione delle persone ai fattori di rischio, molti dei quali associati allo sviluppo socioeconomico. L’inquinamento atmosferico rimane un fattore di rischio di primaria importanza.

Curare e prendersi cura dei cittadini - spiega in apertura il giornalista scientifico Igor Staglianò, che ha moderato i lavori – vuol dire anche ridurre il rischio sanitario dovuto all’inquinamento, facendo propria la considerazione dell’Oms che richiama l’attenzione sul fatto che circa il 22% delle malattie globali è dovuto all’esposizione a fattori ambientali modificabili; percentuale che sale tra il 23 e il 26% nei bambini. Gran parte di questi rischi, però, potrebbe essere evitata attraverso la riduzione del rischio ambientale”.

In Italia “ci sono moltissime disuguaglianze di salute. Dobbiamo contrastare gli effetti delle disparità socio-economiche, perché incidono in modo drammatico sulle aspettative di vita, anche tra i bambini”, esordisce Giorgio Parisi, professore emerito dell’Università di Roma Sapienza e Premio Nobel per la fisica, intervenuto dopo il saluto del presidente nazionale AilGiuseppe Toro. “La mortalità infantile nel Sud è del 30% maggiore di quella del Nord - sottolinea Parisi -. E non è un problema genetico ma di scarsa organizzazione delle cure”. Dal Premio Nobel l’indicazione a prevedere un’ora di lezione di educazione sanitaria a settimana a scuola, “per far conoscere ai giovani le malattie più frequenti, i sintomi da non tralasciare, i fattori di rischio”, ma anche una provocazione: “aumentare il prezzo delle sigarette in modo scioccante”, pensare “alla deduzione delle spese per l’attività fisica” che protegge da molte malattie inclusi i tumori, abbassare i prezzi, “spesso ingiustificati”, di frutta e verdura, “fondamentali per la salute, così da incentivarne il consumo nella popolazione”.

Il medico epidemiologo, Franco Berrino, co-fondatore de La Grande Via, sottolinea la correlazione tra linfomi infantili ed “esposizione a pesticidi, plastica e uso sconsiderato di farmaci”. Sull’impatto delle plastiche in mare, in particolare le “nanoplastiche” che “possono causare danni alle cellule umane attraverso reazioni allergiche e morte cellulare”, si sofferma Franco Andaloro, Cluster Big, Fondazione italiana biologi. Per lungo tempo “gli ecosistemi naturali che sostengono la vita hanno contributo a garantire il benessere umano”, osserva Riccardo Guarino, Dipartimento Stebicef, sezione botanica Università degli studi di Palermo, ma oggi, “a causa del sovrasfruttamento delle risorse naturali, si sta compromettendo la capacità della natura di rigenerarsi e mantenere il suo equilibrio”.

Il presidente della Fondazione GimbeNino Cartabellotta, sottolinea l’importanza dell’approccio “One Health” con riferimento alle politiche per agire sulle “determinanti della salute” che riguardano le condizioni di vita e di lavoro in cui gli individui nascono, crescono, vivono e invecchiano. Per Mario Salomone, segretario generale Weec Network, “catastrofe climatica, policrisi e salute” si intrecciano con “la giustizia sociale”. È necessario, afferma, “ragionare su approcci sistemici e complessi” affinché il tema “salute” entri nel dibattito pubblico” mentre “la salute deve traslarsi in giustizia sociale e ambientale”.

Nel nostro Paese, il rischio di incidenza tumorale è raddoppiato negli ultimi anni ad una velocità maggiore rispetto alle precedenti generazioni: i soggetti di 15-39 anni con cancro sono raddoppiati in 24 anni, dai circa 10mila nel 1995 ai circa 20mila nel 2019.

A lanciare l’allarme è Ruggero Ridolfi, oncologo endocrinologo, Isde Forlì-Cesena, Arrt Cesena, facendo il punto sul modo in cui l’inquinamento ambientale contribuisce all’aumento dell’incidenza tumorale, soprattutto nei giovani.

Alessandro Giannì (Greenpeace Italia) illustra un’analisi sull’impatto delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (Pfas), utilizzate ad esempio nelle padelle antiaderenti, “presentate inizialmente come miracolo tecnologico e che oggi le evidenze dimostrano rappresentare un serio problema sanitario e ambientale; l’esposizione ai Pfas si associa infatti a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato, al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli, e causa, inoltre, impatti negativi sulla fertilità”. L’esposizione ad agenti tossici come “il benzene contenuto nel fumo di sigaretta e nei carburanti”, insieme a fattori genetici e mutazioni, è per Adriano Venditti, direttore Uoc ematologia Policlinico Università Roma Tor Vergata), responsabile dell’aumento di incidenza delle leucemie acute nei paesi occidentali.

Ne parla Massimo Sperini (Università Roma Tor Vergata, Cirps, sezione Bioelettromagnetismo). Oggi, spiega, le evidenze e la comunità scientifica “concordano sulla pericolosità dei campi elettromagnetici e sul fatto che tale nocività è causa di leucemie infantili, tumore al seno, glioma e neuroma acustico; un fenomeno che cresce anche alla luce dell’aumento all’esposizione alle tecnologie elettromagnetiche”.

Inquinamento, pesticidi, ma anche cibi ultraprocessati “ricchi di conservanti, additivi e zuccheri”. Per il presidente Ail Giuseppe Toro, “l’aumento dell’incidenza di tumori porta all’innalzamento dei costi per il Ssn e rafforza le disparità sociali e territoriali”. Tuttavia, conclude, “è possibile intervenire su fattori ambientali e comportamentali per ridurre il rischio” ma occorre impegno e collaborazione tra attori sociali, politici e società civile. E soprattutto, “La prevenzione non può continuare a essere la Cenerentola degli interventi sulla salute”.

 

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