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Presentata ieri un'indagine dell'associazione Libera sulla percezione degli italiani in materia di mafie e corruzione. Solo il 38% ritiene le mafie “un fenomeno preoccupante” e “socialmente pericoloso”. Per l’8,5% sono diffuse in tutta Italia, ma per la maggioranza degli intervistati riguardano solo il sud. La corruzione è "radicata" ma l'80% ha paura di denunciare.

“Oggi c’è una grande difficoltà, o forse una resistenza, a cogliere l’evoluzione delle mafie nel nostro Paese, il loro legame con la corruzione, l’area grigia, la loro penetrazione nel mercato. Il rischio, sia a livello della politica, sia dei cittadini e della sensibilità pubblica, è di normalizzare tutto questo”. È la preoccupazione che don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, del rapporto “Liberaidee, la ricerca sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione”.

“Dobbiamo dire con molta forza e determinazione – il monito del sacerdote – che nel nostro Paese c’è una sottovalutazione della pericolosità mafiosa.

L’equazione mafia – sangue che ci ha accompagnato per tanti anni è superata. Salvo eccezioni, si continua a morire e a uccidere solo a Napoli e nella provincia di Foggia; tutto il resto è metodo corruttivo. Ma questa consapevolezza, questa coscienza non c’è e soprattutto continua a sopravvivere il pregiudizio che le mafie siano essenzialmente al sud mentre tutti abbiamo davanti ai nostri occhi che non è così”. Di fronte a questa difficoltà “ad assumere le mafie come questione nazionale”, insiste, “occorre tenere gli occhi aperti e le coscienze sveglie, non dare nulla per scontato o conquistato una volta per tutte” e continuare ad “essere spina al fianco della politica e delle istituzioni.

“Purtroppo le mafie hanno una straordinaria capacità di mimetizzazione, di lavorare tendenzialmente sotto traccia - sostiene il magistrato Giancarlo Caselli, già procuratore della Repubblica -; per questo non vengono percepite nella loro realtà. Tuttavia “la percezione della gente, ancorché soggettiva, è un dato obiettivo dal quale non si può prescindere” perché “oggi essa viene spesso strumentalizzata per la propaganda e l’orientamento delle scelte della comunità”. Di qui l’invito a liberarsi dalle “logiche del ‘tanto non vale la pena e non cambia mai niente’” e ad un serio impegno perché “sono le scelte di oggi che preparano il futuro”. Scelte “che occorre fare partendo dalla Costituzione che, come ricordava Piero Calamandrei agli studenti, non è una macchina che si muove da sola ma ha bisogno ogni giorno di combustibile: impegno e responsabilità”.

 

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