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È possibile per un giovane fronteggiare l’inquietudine che si porta dentro? Sarà provvidenziale l’incontro con qualcuno che lo aiuti a vincere le paure e a prendere in mano con coraggio le scelte che orientano la sua vita e che definiscono la sua identità. Senza che qualcun altro lo lasci appiedato con il più classico e il più banale dei “Poi ti passa…”. Buona lettura!

IN CERCA DI UNA VITA PIENA

«Ricevo proposte di ogni genere. Ho 19 anni e posso teoricamente fare, della mia vita, quello che voglio. Mi chiedono di inserirmi nel volontariato rivolto ai disabili, ai poveri, alla protezione della fauna e della flora, dei beni architettonici, delle tradizioni locali, addirittura della salvaguardia di un cibo cucinato da 150 anni sempre nello stesso modo... Ad alcuni dico sì, certo non posso buttarmi in tutte le iniziative.

Permane, però, in me, da qualche tempo, un senso di insoddisfazione. Vedo tantissimi momenti “del fare”, nella mia vita, ma pochi momenti del “ok, ma perché lo faccio?”. Sono attorniato da tante brave persone da cui prendere esempio, ma il loro agire non mi basta più. Nemmeno il mio, per la verità. Mi sento spremuto per le mani che possiedo e il cervello che fa muovere i suoi ingranaggi. Ma la parte spirituale, più profonda di me, resta piatta».

Il pensiero descritto da Guido durante una serata di chiacchiere tra pochi amici è probabilmente lo stesso scaturito dal cuore - anche se sono passati più di 2000 anni - di Andrea e Giovanni, tra i primi discepoli di Gesù.

Possiamo immaginare questi due giovani, con un lavoro, degli amici, una famiglia, una vita sostanzialmente impostata (diremmo oggi). All’orizzonte si presenta una persona particolare, un certo Gesù, che ha lasciato la sua casa e il lavoro, per confermare a chiunque incontra che c’è Qualcosa di più.

Il Battista lo identifica, «Ecco l’agnello di Dio!» e loro, senza che nessuno dica niente (!), o proponga ricchezza e gloria, iniziano a seguirlo. Gesù, la cui vista davvero si spinge molto lontano, e non solo a livello chilometrico, pone loro non un quesito, ma il quesito della vita: «Che cercate?».

Cosa cerca chi ha tutto ma non ha pace? Chi è disposto a mettersi in gioco? I due giovani gli contro-domandano: «Maestro, dove abiti?» e Lui non risponde: «Sapete, vado dove capita, parlo con la gente, faccio miracoli, vi prometto la vita eterna…». No, lascia un sospeso grande come il mondo intero: «Venite e vedrete». Un patto di fiducia fortissimo, che non ha bisogno di altro. Che trasformerà la vita dei due e porterà Giovanni ad accompagnare il suo Maestro sin sotto la croce.

Eccoci qua: possiamo affermare che ancora oggi Gesù pone a ciascun giovane la stessa domanda? O dobbiamo presumere che tutte le domande siano già state poste e che tutte le risposte siano già state fornite?

Guido esprime, nella sua perplessità, un concetto molto chiaro: la fame di Dio c’è sempre, in ogni epoca. I giovani di oggi non sono del tutto atei, del tutto agnostici, non sono né meglio né peggio dei giovani di 50 anni fa. Sono cambiate le condizioni collaterali, ma il cuore non cambia.

I giovani sono forse più eruditi, certamente più digitali, più smart, più liberi (nel senso fanno ciò che vogliono), ma la libertà, in sé, intesa come auto-referenzialità (penso a me e ai miei bisogni e stop) non placa il desiderio di senso. Occorre sempre qualcosa di più, che è racchiusa nel tabernacolo e protetta e ravvivata da una luce che non si spegne mai.

I giovani possono provare a riempire il vuoto che sentono con la musica, il divertimento, la lettura, il cibo, i viaggi. Ma tutto, dopo un po’, stanca e viene a noia.

La domanda religiosa è lì, un po’ nascosta dalla confusione dell’esterno. Però c’è. E, guarda caso, molto spesso ai ragazzi piace estraniarsi e dedicare del tempo a se stessi, per ascoltare i propri pensieri più profondi. In quell’esatto momento “spunta” la proposta cristiana. Che non è incenso e regole, divieti e consuetudini che vanno bene solo più per le nonnine (con il massimo rispetto per tutte le nonnine che ancora frequentano con coraggio e devozione la messa vespertina).

La proposta cristiana è libera in quanto liberante. Cioè rende liberi. Gesù è ciò che manca alla vita di tutti noi. È una persona tutta d’un pezzo, è pronto a morire per ciò in cui crede e per la salvezza dell’umanità (anche se è in carne e ossa, e il dolore che prova non è “spirituale”, ma violentemente umano). Non accetta compromessi, combatte le ingiustizie, ha parole di pace per tutti, dal potente all’umile e dimenticato.

Lui è davvero la risposta all’egoismo imperante: è la pietra dello scandalo anche oggi, con le persone non sanno più a quali valori fare riferimento. E quindi sono anestetizzate.

Gesù è il metro di paragone per una vita piena: si dona senza chiedere niente in cambio. Un’esperienza di contatto con Gesù cambia per sempre. È per noi esattamente come fu per i suoi primi discepoli.

Cambiare, sì, ma come?

Le parole di Gesù sono sferzanti. Non si possono prendere «solo un po’». D’altra, parte Andrea e Giovanni non hanno detto: «Va bene, ti seguiamo una settimana poi torniamo». E il seguire non è “fisico”, ma spirituale. Con la preghiera, l’attenzione, l’aprirsi all’altro.

Bella sfida, vero, in un momento in cui i cristiani, nel nostro Paese, si confrontano con porte e ponti che si chiudono, paura dell’altro, protezionismo culturale e mentale? Gesù non si è fatto abbattere dai “no” ricevuti, è andato avanti sereno e convinto. Così possiamo fare noi, certi che vicino a Lui tutto acquista luce: un po’ come passare da una visione in bianco e nero a una a colori.

Gesù, “alla lettera”

La figura di Gesù è stata interpretata, amata, allontanata-avvicinata dalla vita dei cristiani a seconda delle epoche storiche e delle opportunità politiche. Un solo giovane, più di tutti, ha “riportato” il Figlio di Dio alla sua purezza, verrebbe da dire “nudo e crudo”. Il film Fratello Sole Sorella Luna è “antico”, ma attualissimo (1972, regia Franco Zeffirelli). Racconta il tormento per “qualcosa che manca” e la felicità trovata, nel momento in cui questo giovane di famiglia bene si spoglia davvero di tutto. Francesco non è solo il santo degli ambientalisti, di coloro che amano gli animali, i fiorellini. È colui che ci ricorda che l’incontro con Cristo non è un messaggio di WhatsApp che “posso leggere anche dopo”. È un incontro che sconvolge, ribalta, riapre il cuore, dona coraggio.

Francesco ha riportato sui binari l’intero cristianesimo. Un po’ come il nostro attuale Papa, che sta liberando l’essenzialità, in un impegnativo confronto con le istanze del mondo contemporaneo (e il Sinodo dei Giovani rappresenta bene questo desiderio di “capirsi e parlarsi”).

(in "hashtag", di Elena Giordano, su Dimensioni Nuove di ottobre 2018 - leggi l'articolo completo su https://www.dimensioni.org/2018/10/in-cerca-di-una-vita-piena.html )

 

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